Dharamsala, 19 ottobre 2011. Ancora un episodio di auto immolazione nel Tibet orientale. Il 17 ottobre, Tenzin Wangmo, una monaca ventenne appartenente al monastero di Mamae Dechen Choerkorling, di Ngaba, si è data fuoco al ponte di Sumdo, distante circa tre chilometri dalla cittadina.
Avvolta dalle fiamme, la religiosa è riuscita a camminare per quasi otto minuti gridando “Vogliamo la libertà religiosa” e “Lasciate che il Dalai Lama ritorni in Tibet”. Poi è sopraggiunta la morte. Poiché non vi erano militari nelle vicinanze, il cadavere di Wangmo è stato preso dalle consorelle e portato all’interno del monastero. Più tardi, funzionari dell’ufficio di pubblica sicurezza ne hanno reclamato il corpo ma le monache si sono rifiutate di consegnarlo alle autorità. La polizia ha immediatamente circondato e isolato il monastero e tutta l’area circostante e ha ordinato alle religiose di effettuare la cremazione il giorno stesso. Fonti tibetane riferiscono che la tensione è altissima.
Sembra che, nelle aree tibetane della provincia del Sichuan, siano stati fatti circolare dei manifesti, scritti in lingua tibetana, in cui si invita la popolazione a una giornata di protesta e di digiuno, fissata per il 19 ottobre, in solidarietà con l’analoga manifestazione che i tibetani di tutto il mondo terranno lo stesso giorno.
Domenica 16 ottobre la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di sette tibetani che protestavano pacificamente a Serthar, nelle vicinanze di Kardze, di fronte alla stazione di polizia di Tseshul. Due manifestanti, Dawa e Druklo, sono stati feriti, uno alle gambe e l’altro al petto, gli altri cinque sono stati arrestati. In tutta la zona sono state dispiegate truppe paramilitari e le comunicazioni via internet sono state bloccate.
La Contea di Serthar è stata teatro, recentemente, di numerose manifestazioni. Il 1° ottobre una grande fotografia del Dalai Lama e una bandiera tibetana sono state dispiegate sulla cima di un edificio. La loro rimozione ha causato la protesta di oltre duecento tibetani. Il 13 ottobre una bandiera e volantini in cui si chiedeva il ritorno in Tibet del Dalai Lama sono stati collocati all’esterno dell’edificio che ospita gli uffici amministrativi e di sicurezza della regione.
Numerose le manifestazioni di protesta dei tibetani in esilio. Tutte le sezioni dell’Associazione delle Donne Tibetane hanno indetto azioni di solidarietà per onorare la morte di Tenzin Wangmo, la prima donna martire tibetana immolatasi con il fuoco. Marce e campagne di sensibilizzazione sono state organizzate dal Tibetan Youth Congress, sia a Dharamsala sia a New Delhi. Dhondup Lhadar, vicepresidente del movimento, ha dichiarato che i “gesti disperati” dei giovani tibetani hanno lo scopo di far conoscere al mondo “le atrocità che la Repubblica Popolare sta compiendo all’interno del Tibet”. Tsewang Rigzin, presidente del TYC, ha incontrato a Delhi i funzionari delle ambasciate di Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Polonia ed esponenti dell’Unione Europea informandoli delle violenze attualmente in atto al monastero di Kirti e dei recenti casi di immolazione.
Il Governo Tibetano e il Parlamento Tibetano in Esilio hanno congiuntamente dato vita al Movimento Tibetano di Solidarietà, una campagna che prevede una serie di manifestazioni volte a dare sostegno e risonanza a quanto sta accadendo in Tibet. Le manifestazioni si terranno dal 18 al 21 ottobre e prevedono digiuni, marce e preghiere. Una delegazione di parlamentari tibetani si recherà presso le più importanti ambasciate di Delhi. In particolare, il 19 ottobre, i tibetani residenti in India e Nepal sono chiamati a una giornata di digiuno accompagnato da una Marcia della Pace guidata da monaci e monache.
Fonti: The Tibet Post – Phayul – Tibetan Solidarity Movement