DECIMO CASO DI AUTOIMMOLAZIONE NEL TIBET ORIENTALE

manifestazione_a_DelhiDharamsala, 25 ottobre 2011. Dal Tibet è arrivata in mattinata la notizia di un nuovo caso di auto immolazione. Dawa Tsering, trent’otto anni, un monaco del monastero di Kardze, nel Tibet orientale, si è dato fuoco alle 9.30, ora locale, durante l’esecuzione di una cerimonia di danze rituali all’interno dell’istituto religioso. Il primo, breve comunicato diffuso faceva sapere che il religioso era stato trasportato all’ospedale ma non si avevano notizie sul suo stato di salute né sulla località del ricovero. Si tratta del decimo episodio di auto immolazione di un tibetano dallo scorso 16 marzo.

Più tardi si è appreso che, già avvolto dalle fiamme, Dawa chiedeva il ritorno del Dalai Lama dall’esilio e la riunificazione del popolo tibetano. La polizia cinese, subito accorsa, ha spento il fuoco. Secondo alcune fonti, Dawa ha rifiutato le cure mediche ed è descritto in gravi condizioni. “Quando la polizia ha cercato di prenderlo per trascinarlo fuori dal monastero” – si legge in un comunicato diffuso dal monastero di Sera in India – “Dawa supplicava di non essere portato via”. Al momento la situazione attorno al monastero di Kardze è tesa. I monaci proteggono il religioso ma le forze di sicurezza stazionano sia all’interno sia all’esterno del monastero.

Tibet_burning_2Si è appreso che il 19 ottobre, a Ngaba, i tibetani sono scesi per le strade per esprimere la loro solidarietà ai compatrioti – otto quelli residenti a Ngaba – che eroicamente si sono immolati per la libertà del loro paese. In gran numero, i tibetani di Ngaba e quelli dei vicini villaggi, vestiti con gli abiti tradizionali, hanno affollato le vie della città recitando mantra, preghiere e digiunando per l’intera giornata.

Lo stesso giorno, a New Delhi, quattromila tibetani provenienti da tutta l’India e dal Nepal hanno partecipato a un raduno interreligioso di preghiera. Oltre duemila tra monaci e monache hanno capeggiato il corteo che da Ramlila ha raggiunto Jantar Mantar. Il 20 ottobre è stata la volta delle donne tibetane: in mille, comprese alcune parlamentari, numerose monache, studentesse e madri di famiglia, hanno percorso la stessa strada e ricordato la morte di Tenzin Wangmo, la monaca deceduta dopo essersi data fuoco. Il giorno successivo, oltre 1.500 giovani tibetani, alcuni dei quali avevano scritto sui loro corpi, dipinti di rosso a evocare le fiamme, i nomi di coloro che si sono auto immolati a Ngaba (nella foto). Prima delle manifestazioni, una delegazione di parlamentari tibetani si era recata presso i rappresentanti del governo indiano e presso diciassette ambasciate straniere per perorare la causa del Tibet e degli abitanti della Contea di Ngaba.

Poche finora le prese di posizione della comunità internazionale ai tragici avvenimenti. Segnaliamo la dichiarazione a favore del rispetto dei diritti dei tibetani di un portavoce del Dipartimento di Stato americano e quella di un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, “attonito di fronte al crescente numero di episodi di auto immolazione”. Analoga dichiarazione è venuta da un senatore del Partito dei Verdi australiano.

Fonti: Phayul – The Tibet Post – DIIR