Dharamsala, 17 gennaio 2012. È un ragazzo di 21 anni, Lobsang Jamyang, il tibetano che sabato 14 gennaio si è dato fuoco a Ngaba, l’ormai tristemente nota cittadina della prefettura autonoma di Qiang, nella provincia del Sichuan. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto che Lobsang, in una strada nelle vicinanze del monastero di Kirti, ha gridato “Possa il Dalai Lama vivere almeno mille anni” e altri slogan prima di essere avvolto dalle fiamme. Secondo alcuni testimoni oculari ha continuato fino all’ultimo a camminare e gridare (nella foto è ritratto Sonam Wangyal Rinpoche, deceduto il giorno 8 gennaio).
Funzionari dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza e della Polizia Armata del Popolo lo hanno circondato e hanno fatto uso di bastoni di ferro e catene per tenere lontana la folla – almeno 700 persone – che si era immediatamente radunata attorno al corpo in fiamme. Una donna di circa quarant’anni, colpita ad un occhio da un colpo di catena, è deceduta. Dieci tibetani sono stati arrestati e si ha notizia di numerosi feriti.
Lobsang Jamyang è morto all’istante. La polizia ha preso il suo corpo e non è dato sapere dove lo abbia portato. Lobsang era nato ad Aduk, un villaggio nelle vicinanze di Ngaba, dove aveva frequentato le scuole prima di entrare per un breve periodo nel locale monastero.
In un comunicato, l’Amministrazione Centrale Tibetana condanna l’uso della violenza contro i civili e si appella alla comunità internazionale affinché intervenga per impedire al governo cinese di proseguire nell’uso della forza. Si appella inoltre alle Nazioni Unite e ai liberi intellettuali cinesi affinché chiedano a Pechino di consentire ad osservatori indipendenti di recarsi in loco per verificare personalmente la situazione. “Il governo della Repubblica Cinese ha la totale responsabilità di questi casi di auto immolazione ed è in suo potere porre fine a questi tragici avvenimenti adottando politiche liberali nei confronti del Tibet e del popolo tibetano”.
Migliaia di tibetani hanno preso parte al funerale di Sonam Wangyal Rinpoche – conosciuto come Sopa (nella foto) – il primo lama reincarnato morto il giorno 8 gennaio dopo essersi dato fuoco. La scrittrice e blogger tibetana Woeser ha riferito che i tibetani dell’Amdo Golok e delle vicine regioni del Qinghai, Gansu e Sichuan hanno pianto il venerato Maestro. Dopo i funerali, centinaia di tibetani hanno inscenato pacifiche dimostrazioni portando fotografie del Dalai Lama, invocandone il ritorno e chiedendo libertà per il Tibet.
Fonti: Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia – Phayul