La Risoluzione è stata presentata dall’Onorevole Gianni Vernetti e sottoscritta da deputati di tutti i partiti. Riportiamo al termine della notizia il testo integrale della Risoluzione.
Si è appreso nel frattempo che il tibetano immolatosi ieri a Ngaba è un ragazzo di diciannove anni, Rinzin Dorjee, ex monaco del monastero di Kirti. Aveva lasciato il monastero nel 2010 e viveva con la sua famiglia. La polizia ha domato le fiamme e lo ha fatto ricoverare prima all’ospedale di Ngaba e, in un secondo momento, all’ospedale di Barkham, la capitale della Prefettura autonoma di Ngaba. Non si conoscono con esattezza le sue condizioni ma, secondo alcune fonti, la scorsa notte Rinzin era “in punto di morte”.
Ieri, 8 febbraio, migliaia di tibetani sono scesi in piazza a Yushul, nel Tibet orientale (nella foto). Quattrocento monaci del monastero Dzil Kar hanno dato inizio alla manifestazione con una marcia di protesta subito affiancati da migliaia di tibetani laici non appena il personale di sicurezza cinese ha tentato di fermarli. Le proteste sono continuate per tre ore. I monaci reggevano striscioni in cui si chiedeva il ritorno del Dalai Lama e la liberazione dei prigionieri politici, compreso l’XI Panchen Lama. Non sono stati effettuati arresti.
È di oggi la notizia che il capo del Partito comunista in Tibet ha destituito quattro funzionari accusati di aver “messo in pericolo la stabilità della regione” per aver abbandonato il posto di lavoro in occasione del Capodanno cinese.
Fonti: Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia – BBC – Phayul
Questo il testo integrale della Risoluzione sul Tibet:
ATTO CAMERA
Risoluzione in Commissione 7-00763 approvata all’unanimità mercoledì 8 febbraio 2012
RISOLUZIONE SUL TIBET
La III Commissione Affari Esteri
premesso che:
mentre in tutta la Repubblica Popolare Cinese avvenivano le celebrazioni per il capodanno, i giorni 23 e 24 gennaio le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato nei confronti di centinaia di tibetani che protestavano in modo pacifico nei centri di Drakgo, Serthar, Ngaba, Gyarong, con un bilancio di sei tibetani uccisi e secondo notizie di stampa oltre sessanta feriti, alcuni in modo grave;
a questi episodi si aggiungono le molte e tragiche auto-immolazioni che si sono succedute in questi mesi di monaci tibetani per protestare nei confronti del regime della Repubblica Popolare Cinese che persiste nel negare alla minoranza tibetana i suoi diritti fondamentali;
sono diciannove i monaci e le monache che si sono dati fuoco a partire dal marzo del 2011, di cui sette nel solo mese di gennaio del 2012;
tali episodi testimoniano la disperazione estrema in cui vivono i religiosi tibetani ai quali viene sistematicamente negato il diritto di professare liberamente il proprio credo;
dopo più di sessant’anni dall’occupazione militare del Tibet nel 1959, il Governo della Repubblica Popolare Cinese ha praticato una politica di assimilazione forzata e di marginalizzazione del Tibet;
i diritti umani fondamentali sono sistematicamente negati per i tibetani: non è concessa alcuna libertà politica, la lingua e la cultura tibetana sono progressivamente assimilate, non vi è libertà religiosa e il solo possedere un’immagine del Dalai Lama è considerato un reato, i tibetani sono sistematicamente marginalizzati nelle attività economiche e nell’accesso all’istruzione;
il Tibet è dal 2008, l’anno dell’ultima e diffusa rivolta popolare tibetana, praticamente inaccessibile al turismo straniero e nell’intera regione è applicata una non dichiarata legge marziale,
impegna il Governo:
1) a sollecitare, nel quadro dell’imminente Vertice UE-Cina, un passo formale affinché nella Repubblica Popolare Cinese vengano immediatamente interrotte le violenze nei confronti della popolazione e dei religiosi tibetani e che si crei nelle aree popolate dalla minoranza tibetana un clima di dialogo e tolleranza;
2) a chiedere, nel quadro dell’imminente vertice UE-Cina, la ripresa del dialogo fra il Governo della Repubblica Popolare Cinese e gli inviati del Dalai Lama, finalizzato all’individuazione di una soluzione condivisa, in grado di permettere alla comunità tibetana in Cina di poter godere di una genuina autonomia, e a riaprire il Tibet al mondo esterno permettendo un accesso libero e senza condizioni ai media internazionali,
3) a sollecitare, attraverso le istanze dedicate delle Nazioni Unite, in particolare l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e il Consiglio dei Diritti Umani, un’azione di monitoraggio sulla situazione del rispetto dei diritti umani in Tibet.
Vernetti, Tempestini, Boniver, Adornato, Pianetta, Nirenstein, Malgeri, Touadi, Allasia, Mecacci, Corsini, Parisi