TRE MORTI IN TRE GIORNI: SI IMMOLA UN ALTRO ADOLESCENTE TIBETANO

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Dharamsala, 6 marzo 2012. Non accenna a fermarsi il triste computo dei tibetani che in segno di protesta e di resistenza contro l’oppressione cinese si immolano con il fuoco in Tibet. Ieri, 5 marzo, un altro diciottenne, Dorjee, si è dato fuoco a Cha Shang, una città a 70 chilometri da Ngaba, la capitale dell’omonima Provincia teatro del maggior numero di casi di auto immolazione.

Gridando la sua protesta contro la politica repressiva cinese, Dorjee si è dato fuoco nelle vicinanze di un ponte e, finché ha potuto, ha camminato nella direzione di un ufficio governativo. E’ deceduto in loco. I tibetani hanno tentato di sottrarre il suo corpo alla polizia ma le forze di sicurezza sono intervenute con la forza e hanno portato il cadavere carbonizzato a Ngaba.

I giorni scorsi, rispettivamente il 3 e 4 marzo, si sono auto immolate due donne: Rinchen, trentadue anni, madre di quattro figli, e Tsering Kyi, diciotto (o diciannove) anni, studentessa. Tre morti in tre giorni, alla vigilia dell’anniversario del 10 marzo, 53° anniversario dell’insurrezione di Lhasa e 4° anniversario della sollevazione di Lhasa del 2008 (nella foto un momento della manifestazione del 2008 a Labrang).

In tutta la regione del Sichuan la tensione è altissima e la polizia ha rafforzato le misure di sicurezza per arginare le proteste. Non riesce tuttavia riuscire a fermare le immolazioni dei tibetani, uomini, donne e ragazzi che denunciano dandosi la morte l’illegale occupazione del Tibet e la repressione in atto.

Un eloquente video girato da un team di SkyNews, riuscito ad entrare a Ngaba, mostra la massiccia presenza delle forze militari e paramilitari nel territorio.

In un comunicato stampa rilasciato in data odierna, l’Amministrazione Centrale Tibetana chiede al governo cinese di tenere in considerazione le richieste dei tibetani all’interno del Tibet e di trovare una soluzione pacifica del problema. Si appella inoltre ai governi e alla comunità internazionale affinché chiedano alla Cina di adottare in Tibet politiche liberali così da porre fine a questo tragico susseguirsi di auto immolazioni.

E’ giunto intanto al 14° giorno lo sciopero della fame ad oltranza indetto a New York dal Tibetan Youth Congress. I tre digiunatori – Shingza Rinpoche, Dorjee Gyalpo e Yeshi Tenzin – sono molto indeboliti ma decisi a portare avanti il loro atto di solidarietà e le loro richieste. Senza una tenda sotto la quale trovare riparo dopo che la polizia di New York ha loro ordinato di lasciare il luogo iniziale della protesta di fronte al Palazzo dell’ONU, i tre attivisti affrontano il gelo della città avvolti in pesanti coperte e seduti su sedie a rotelle.

Fonti: Phayul – FreeTibet – CTA – TYC