RICORDATI A DHARAMSALA JAMPHEL YESHI E DHONDUP PHUNTSOK. UN CENTINAIO DI TIBETANI PICCHIATI VICINO A NGABA

Dharamsala, 17 aprile 2012. Nella ricorrenza della terza settimana dalla morte di Jamphel Yeshi e della seconda settimana dalla morte di Dhondup Phuntsok, si è tenuta a Dharamsala, nello Tsug-la Khang, il tempio principale, una cerimonia commemorativa e di preghiera presieduta da Tenzin Tsundue, presidente della sezione regionale del Tibetan Youth Congress. Ricordiamo che Jamphel si è immolato a Delhi il 26 marzo ed è spirato la mattina del 28 in seguito alle ustioni riportate sul 98% del suo corpo. Dhondup è annegato gettandosi nel Gange, a Calcutta, nella notte tra il 2 e il 3 aprile.

In una lettera scritta a mano prima di darsi fuoco, Jamphel Yeshi spiega le ragioni del suo gesto. Queste le sue parole: “Nel momento in cui si avvicina la realizzazione del nostro obiettivo, ricordate che se possedete del danaro è il momento di spenderlo, se siete istruiti è il momento di mettere a frutto la vostra educazione, se avete il controllo della vostra vita è arrivato il giorno di sacrificarla”. “Se, nel 21° secolo, i tibetani si immolano con il fuoco è perché vogliono che il mondo conosca la loro sofferenza e il loro essere privati dei diritti umani fondamentali; se avete a cuore il popolo tibetano, siate al suo fianco”.

Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha diffuso oggi la notizia che un centinaio di tibetani sono stati picchiati e feriti dalla Polizia Armata del Popolo a Adhue, un villaggio a nord di Ngaba. Il fatto è accaduto il 14 aprile quando un gruppo di dipendenti governativi, arrivati al villaggio dalla vicina Contea di Ngaba, hanno iniziato a tessere gli elogi di due funzionari e a promettere loro una ricompensa per il “buon lavoro” svolto. Immediata la protesta della popolazione locale che riteneva invece i due funzionari responsabili di appropriazione indebita di fondi destinati alla costruzione di nuove abitazioni. Numerosi poliziotti, in precedenza allertati e già nelle vicinanze, sono subito arrivati a bordo di una decina di automezzi e hanno iniziato il pestaggio. Si contano un centinaio tra contusi e feriti, alcuni dei quali ricoverati all’ospedale, e una ventina di arresti.

Fonti: Phayul – Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia