Bologna, 1 maggio 2012
Piazza Maggiore
L’ASSOCIAZIONE ITALIA TIBET assieme alla COMUNITA’ TIBETANA IN ITALIA e all’ASSOCIAZIONE DONNE TIBETANE
IN PIAZZA MAGGIORE A BOLOGNA IL 1° DI MAGGIO
Quest’anno ricorre il 53° anniversario della rivolta del popolo tibetano scoppiata nel marzo del 1959 contro l’occupazione cinese.
Nel Tibet, da mesi completamente chiuso al mondo, regna uno stato di coprifuoco non dichiarato.
Nessun giornalista ha avuto il permesso di recarsi in Tibet per documentare l’attuale situazione di altissima tensione e la repressione da parte dei militari cinesi.
Soffocati da una politica di discriminazione sistemica in ogni aspetto della vita politica, sociale, economica e culturale, i tibetani, rimanendo fedeli ai loro principi di non violenza, hanno fatto ricorso a una forma di protesta estrema contro l’occupazione cinese dandosi fuoco.
Dall’inizio del 2011 più di 35 persone, di cui sette solo in marzo, monaci, monache e laici spesso giovanissimi, si sono auto immolati gridando indipendenza per il Tibet e ritorno del Dalai Lama in Tibet.
In Italia negli ultimi due mesi 16 consigli regionali hanno approvato una mozione contro la brutale repressione nei confronti della cultura e del popolo Tibetano.
Il regime cinese ha accusato di terrorismo i tibetani che si sono auto immolati e ha accusato il Dalai Lama di fomentare le proteste. Un gruppo di intellettuali cinesi ha apertamente criticato il governo cinese accusandolo di essere il principale responsabile dell’ondata di auto immolazioni in Tibet proprio a causa dell’eccessiva repressione e di una politica sbagliata nei confronti dei tibetani.
I democratici cinesi nel mondo libero hanno invitato tutti i loro connazionali a partecipare alle manifestazioni di protesta insieme ai tibetani. Noi chiediamo ai media italiani di dare voce all’eroica resistenza tibetana portata avanti ormai da più di 60 anni seguendo i principi di nonviolenza in un mondo afflitto da guerre e violenze. La nonviolenza per i tibetani non è utopia o una bella idea propagandistica, ma una pratica dignitosa quotidiana insita nella loro anima ed è un principio al quale non si vogliono sottrarre.
In questo momento così critico per il nostro paese, chiediamo anche ai cittadini e lavoratori italiani di riflettere sul fatto che ci sono persone che anche con il supremo sacrifico di darsi fuoco e morire atrocemente, si oppongono a un regime che mentre si vuole ancora chiamare comunista, rappresenta invece il paradigma del peggior capitalismo schiavista.
Del comunismo ha mantenuto solo lo stato totalitario. In Cina non ci sono diritti sindacali, non c’è il diritto di scioperare. Non ci sono, di fatto, i diritti umani basilari e le sperequazioni sociali fanno impallidire l’Inghilterra Vittoriana di Oliver Twist.
I tibetani sono emarginati e ghettizzati nella loro patria occupata illegalmente e la loro Causa è anche la causa di chi si vuole opporre alla logica invasiva e arrogante del regime cinese. Un regime che presto esporterà i suoi metodi e le sue logiche anche nel nostro paese in svendita a Pechino.
A causa della sleale concorrenza e dei bassi costi del lavoro sulla pelle degli operai cinesi, in Italia hanno chiuso decine di migliaia di aziende mentre altre, decisamente meno, si arricchivano “delocalizzando” il lavoro e mandano a casa i nostri operai.
Sostenere la lotta del Tibet significa opporsi a questa visione del mondo, del commercio e delle relazioni tra esseri umani.
Lottare per il Tibet significa lottare per Noi e per il nostro futuro.
Comunità Tibetana in Italia
Associazione Italia-Tibet
Associazione Donne Tibetane in Italia