IL TIBET AL RAVENNA FESTIVAL. “SETTE GIORNI IN TIBET”

Ravenna, 7 – 11 luglio 2012

Festival_Ravenna

All’interno della sezione “Nobilissima Visione” – dedicata al millenario della fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli ad opera di Romualdo da Ravenna – che ha preso l’avvio il 9 giugno a Ravenna con una giornata dedicata alla scoperta del monachesimo e della visione religiosa dell’esistenza, la XXIII edizione del Ravenna Festival dedica al Tibet la rassegna:

“SETTE GIORNI IN TIBET”

5 – 11 luglio 2012

Di prossima pubblicazione il programma dettagliato di tutti gli eventi.

Dal sito del Ravenna Festival (http://www.ravennafestival.org/) :

Seguendo i sentieri spirituali del monachesimo non si poteva non giungere nel Paese delle Nevi, il Tibet, paese teatro da decenni di vicende che ne mettono a repentaglio la stessa identità culturale ed esistenza. Al di là dell’enorme distanza geografica, stretto è il legame con la celebrazione del monachesimo camaldolese, sappiamo infatti che il vero riformatore del buddhismo tibetano fu Atisa, celebre monaco indiano pressoché contemporaneo di Romualdo, che rimise in vigore le esigenze e le regole della vita monastica.
Nel Tibet, dove l’attenzione per il sacro è continua anche al di fuori delle cerimonie, la vita quotidiana appare – con sorprendenti analogie con la regola benedettina – fortemente ritualizzata ed i gesti dei monaci sono fondati su una contemplazione attiva che rende visibile la divinità per l’officiante. ‘7 giorni in Tibet’ è una densa settimana di appuntamenti che cercherà di offrire un’immagine non superficiale o ‘esotica’ di una terra di millenarie tradizioni e che fino al 1950 era riuscita miracolosamente a mentenere intatto quello straordinario patrimonio spirituale che è il buddhismo tibetano, che si era sedimentato in migliaia di monasteri, in gran parte andati distrutti nel corso dell’occupazione cinese. Il 13 marzo 2012, nel corso di una udienza ufficiale, il progetto è stato presentato a S.S. Dalai Lama Tenzin Gyatso, nella sua residenza a Darhamsala, nel Nord dell’India. La massima guida spirituale del buddhismo tibetano ha non solo ‘benedetto’ la dedica del Festival al Tibet (e non solo, anche al monachesimo tutto) ma ha anche favorito la presenza a Ravenna.

Questa vera e propria ‘settimana tibetana’ vedrà i religiosi impegnati a partire dal solenne concerto iniziale (5 luglio), nei Giardini di San Vitale, un rito-concerto nel corso del quale agli antichi canti ed ai mantra dei monaci si unirà la voce di Ani Choying Drolma, suora buddhista tibetana (ma proveniente dal Nepal), che ha già incantato decine di migliaia di persone nel mondo grazie ai suoi concerti e ai suoi video su You Tube. Nella giornata successiva poi avrà inizio il grande rito del mandala, presso la Biblioteca Classense, che si concluderà l’11 luglio, con una suggestiva cerimonia (e le sabbie variopinte di questa mistica raffigurazione di significato propiziatorio verranno poi disperse nelle acque del mare). Ancora i monaci saranno protagonisti di una rappresentazione di danze sacre che permetterà al pubblico del festival di partecipare, nella cornice del Teatro Alighieri, a un evento molto particolare, a cui è normalmente molto difficile poter assistere.

La magia e il misticismo dei riti buddhisti tibetani, con il caratteristico canto difonico e gli ipnotici drones potrà poi ispirare i concerti di alcuni musicisti che sono stati invitati, come Stephan Micus (lo straordinario vocalist e polistrumentista che ha contribuito a rendere leggendaria l’etichetta ECM), Markus Stockhausen che ricreerà il visionario paesaggio sonoro di un tibet elettronico, e la cantante dhrupad Amelia Cuni, e si potrà anche assistere ad un inedito confronto tra il canto rituale dei monaci tibetani con quello che è stato il canto per eccellenza della cristianità, ovvero il gregoriano, il tutto immerso nel sapiente live electronics di Luigi Ceccarelli.