Una posizione ferma, dunque, un monito appena velato ma chiarissimo al regime di Pechino: attenti a minacciare ritorsioni economiche, che si ripercuoterebbero negativamente anche sulla vostra economia, è in sostanza il segnale del presidente. La Francia, egli ha continuato, vuole una sola Cina, di cui anche il Tibet fa parte, ma questa è anche la posizione del Dalai Lama, che non chiede l’indipendenza.
La situazione si fa di ora in ora più calda, incandescente, tra la Ue guidata dalla Francia e la Repubblica popolare. La cornice dell’incontro con cui l’Eliseo e l’Europa hanno voluto dire alla Cina che non si lasciano ricattare è di per sé particolarmente solenne. Oggi sabato si è tenuta a Danzica una conferenza internazionale – con Sarkozy stesso, con molti premi Nobel per la pace – per celebrare solennemente il 25mo anniversario del conferimento, appunto, del Nobel per la pace a Lech Walesa. Allora era il fondatore di Solidarnosc a battersi con la non violenza contro la brutale Unione Sovietica di Breznev e dei suoi epigoni, l’Urss di prima di Gorbaciov, per la libertà e per un’Europa senza muri, oggi il Dalai Lama chiede una Cina diversa e libertà per il suo popolo.
Il Dalai Lama e Walesa ieri venerdì qui a Danzica hanno lanciato importanti segnali distensivi a Pechino, ma senza indurla a ripensamenti. E Sarkozy si è schierato sulla loro linea senza riserve, confermando l’incontro. “Ho la speranza che la Cina cambi, quando diverrà una società più aperta e democratica, uno Stato di diritto, tutti i cinesi capiranno la situazione tibetana e allora il problema del Tibet sarà risolvibile in poche ore o pochi giorni”, aveva detto il leader spirituale tibetano in una conferenza stampa con Lech Walesa a fianco. “E’ falsa e infondata l’accusa di separatismo che Pechino ci muove”, ha aggiunto: “Materialmente ci conviene restare col popolo cinese, ma con il diritto alla nostra lingua, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni. E la nostra etica dell’autodisciplina può aiutare moltissimo il rinnovamento di una Cina dove la corruzione è così diffusa”, ha sottolineato.
Proteste cinesi per l’incontro
tra Sarkozy e il Dalai Lama
(da Corriere.it, 07 dicembre 2008 )
PECHINO – Pechino è passata alle vie di fatto e ha inoltrato a Parigi una protesta formale per l’incontro che il presidente Nicolas Sarkozy ha avuto con il Dalai Lama. Secondo la tv di stato cinese, il viceministro degli Esteri, He Yafei, «ha presentato una energica protesta ai francesi» consegnata direttamente nelle mani dell’ambasciatore francese a Pechino, Herve Ladsous. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua il portavoce del ministero, Liu Jianchao, ha sottolineato «l’importanza delle relazioni bilaterali sino-francesi» che Pechino «ha sempre considerato su una prospettiva strategica e di lungo termine».
I FRANCESI ASCOLTINO IL POPOLO CINESE – Per questo «l’insistenza del capo di stato francese a incontrare il Dalai Lama ha scatenato profonda frustrazione tra i cinesi». «Speriamo» ha ammonito Liu, «che i francesi ascoltino la voce del popolo cinese e che il popolo cinese si ponga nei confronti delle relazioni sino-francesi senza perdere la calma e in modo ragionevole».
GLI AVVERTIMENTI – Pochi giorni prima dell’annunciato colloquio in Polonia tra il capo di Stato francese e il leader spirituale tibetano, la Cina aveva moltiplicato gli avvertimenti perché l’incontro non si tenesse ed era arrivata a minacciare Parigi di sanzioni commerciali. Incurante degli appelli, Sarkozy sabato ha parlato per una mezz’ora a porte chiuse con il Dalai Lama a Danzica dove si trovava in occasione del 25esimo anniversario del Nobel a Lech Walesa, storico leader di Solidarnosc, che ha visto una riunione dei premiati per la Pace.