INAUGURATA IL 31 AGOSTO A CHOGLAMSAR, LEH (INDIA) LA NUOVA CLINICA “PRIMARY HEALTH CENTER FOSCO MARAINI”

P10104324 settembre 2012. Alla presenza di molte centinaia di tibetani, di autorità civili e religiose del governo tibetano in esilio e del Ladakh è stato tagliato il nastro inaugurale del centro  sanitario che servirà ai bisogni di circa 8000 rifugiati tibetani e della popolazione locale.

Il progetto, che fa parte del progetto globale Roadway for Tibet, è stato coordinato dall’Associazione Italia-Tibet e finanziato totalmente dal Fondo Samaritano Rosalia Radici tramite la NGO di Bergamo Africa Tremila- Oltre alla clinica, alla comunità tibetana è stata donata da Emerson Gattafoni  (Roadway for others) e da Luciano Michelozzi   (Casa Testa) una clinica mobile Mazda Swaraj  già operativa e dotata di attrezzature  e dispositivi medici diagnostici e interventistici  donati da Stefano Carrara e da Stefano Dallari.

P1010424Prima dell’inaugurazione per tre giorni la clinica ha girato le aree remote del Chang Tang fino a oltre 5300 metri di quota e ha operato, con i medici Pacassoni, Bertozzi e Dallari, nella comunità nomade di Rachung Karu e nel villaggio di Sumdho dove c’è una piccola scuola già finanziata in passato da Italia-Tibet con eventi dedicati. I bambini della scuola sono per lo più figli di nomadi tibetani scappati dal Tibet nel 1959 in seguito all’invasione cinese.

Nell’ambito della manifestazione era stata allestita presso il Tibetan Children Village adiacente al centro, la mostra di Fosco Maraini “Segreto Tibet” molto apprezzata dai tibetani che hanno così rivisto immagini del loro paese scattate dal grande orientalista nel 1937 e nel 1948. Alle manifestazioni era presenta la sig.ra Mieko Maraini.

All’inaugurazione ci sono state esibizioni del teatro popolare tibetano da parte dei ragazzi del TCV e oltre agli interventi delle autorità locali, hanno parlato il presidente dell’Associazione Italia-Tibet Claudio Cardelli e il presidente di Africa Tremila Luciano Moscheni. Alla fine della manifestazione tutto il gruppo di ospiti italiani ha dovuto cantare una canzone per gli amici tibetani. “You’ve got a friend” è stata molto apprezzata anche per la chiusa adattata “….so Po pa you’ve got some friends” ( così voi tibetani avete trovato degli amici…)

P1010445Tutte le manifestazioni e i campi sono stati ripresi dal regista Emerson Gattafoni che realizzerà per la RAI un documentario in onda nel periodo natalizio.

Discorso del presidente dell’Associazione Italia-Tibet all’inaugurazione del “Primary Heralth Center FOSCO MARAINI” Leh, Ladakh – 31 agosto 2012

Signor ministro della salute Dr. Tsering Wangchuk, sig membro del parlamento sig. Dawa Punkyi gentili autorità civili e religiose, amici tibetani, ladaki e italiani,

Ovviamente sono profondamente commosso nel vedere tutti questi volti, molti dei quali sono per me quelli di vecchi amici con cui condivido da oltre trent’anni l’amore e l’impegno per il Tibet. Tutti insieme, con Mieko Maraini, moglie del professor Fosco Maraini, uno dei più famosi divulgatori della cultura tibetana in occidente a cui intitoliamo questo ospedale e di cui vediamo esposti qui bellissimi scatti del Tibet libero degli anni trenta e quaranta, mio grande amico e ispiratore.

E’ bellissimo vedervi tutti qui. Marco Vasta, uno dei più profondi conoscitori italiani di questa terra che vidi la prima volta quando fu appena aperta al turismo nella seconda metà degli anni 70, Stefano Dallari, presidente della Casa del Tibet italiana che fece la sua tesi di specialità dentistica  sul “sorriso” dei ladaki. Sono felice di vedere il sorriso gentile, e anche soddisfatto, di Karma Genden, responsabile del centro di salute di Choglamasar e nostro interlocutore diretto.

Avere tanti buoni amici è una delle più importanti ricchezze nella vita di una persona e questa ricchezza è il dono che ho ricevuto dal Tibet, dal suo popolo e dalla sua cultura per quel poco che ho fatto in tutto questo tempo.

L’Associazione Italia-Tibet (fondata nel 1988) da diversi anni – con la preziosa collaborazione del Delek Hospital, attraverso il suo amministratore e mio buon amico Dawa Punky  e con l’aiuto di generosi sponsor, primo tra tutti la mia azienda Bayer (rappresentata qui dal Dr. Guarnieri e dalla Dott.ssa Dinelli) e dei miei amici medici colleghi di Rimini (alcuni dei quali come il Dr. Pacassoni e il Dr. Bertozzi, ormai veri veterani, – ha organizzato  5 campi medici in cui sono stati visitati e sottoposti a screening 2200 tibetani e 500 cittadini indiani di Dharamsala.

Queste iniziative hanno avuto un’ampia diffusione nei media italiani e tutti i miei amici e conoscenti sapevano di questo nostro impegno. E’ stato proprio, ancora una volta, un vecchio amico, Emerson  Gattafoni, famoso regista della televisione italiana governativa, che ha messo in moto il circolo virtuoso di contatti e dinamiche positive e che mi ha fatto conoscere la NGO di Bergamo Africa Tremila e i suoi dirigenti: Luciano Moscheni, oggi presidente, e Romina Russo, consigliere, che oggi sono qui per ammirare, giustamente soddisfatti, il Primary Health Center Fosco Maraini.

Senza la loro volontà di aiutare i tibetani  e destinare tutto  il finanziamento del loro sponsor principale Fondo Samaritano Rosalia Radici, mai si sarebbe potuto realizzare questa struttura. Voglio ricordare anche che lo stesso Emerson assieme a Luciano Michelozzi, consigliere di Italia Tibet, hanno donato la Clinica Mobile parcheggiata qui fuori mentre un altro amico Stefano Carrara ha contribuito alle attrezzature in dotazione.

Con Emerson avevamo realizzato proprio 10 anni  un documentario sul Ladakh e le sue bellezze , sul TCV e sulla realtà tibetana in esilio  con l’intervento di Sua Santità il Dalai Lama e quello di Jetsun Pema.

Questo documentario è andato in onda in Italia 21 volte e crediamo che sia stato un buon contributo alla conoscenza e all’amore per questo paradiso dell’India che dal 1959 ospita generosamente oltre 150mila rifugiati tibetani. Oggi Emerson è tornato qui per raccontare all’Italia il successo di questo nostro progetto, come è organizzata la vita dei tibetani nella diaspora e le tutela della loro salute.

Oggi è un giorno di felicità e soddisfazione per tutti noi e il popolo tibetano in esilio ha avuto un ulteriore strumento per migliorare la qualità della sua vita, pur nella sempre presente malinconia di chi ha dovuto abbandonare le proprie case e molti famigliari per un’inumana e inaccettabile occupazione da parte d un paese straniero: la Cina.

Mi è dunque impossibile, come presidente dell’Associazione Italia-Tibet, non rivolgere un pensiero di grande solidarietà e amicizia ai nostri fratelli e sorelle che vivono tuttora nel Tibet occupato e che in due anni hanno mandato al mondo, alla Cina e forse anche ai loro fratelli esiliati, un grido, una richiesta di aiuto, un segnale di esasperazione doloroso e drammatico attraverso oltre 50 auto immolazioni con il fuoco. Non è mai successo nella storia dell’umanità che 53 persone, per lo più giovani, si bruciassero vive per chiedere il loro diritto fondamentale: la libertà.

In altre situazioni di occupazione illegale sappiamo bene come si conduce la lotta politica. Terrorismo e attentanti. I tibetani, grazie alla ferma posizione del loro leader il Dalai Lama, hanno scelto di non seguire questa strada e di sacrificare se stessi per parlare ad un mondo sordo e vile e sempre più asservito agli interessi commerciali con la Cina.

Quella Cina sorda, ottusa e disumana che, non essendo riuscita a piegare l’anima e il cuore dei tibetani con la violenza e la repressione in oltre sessant’anni di occupazione, ora sta cercando di farlo con le lusinghe materiali e con quella cultura del consumo stupido che è oggi la sua vera religione.

Ed è cosi che i giovani monaci e le giovani monache delle aree “ribelli” dove le auto immolazioni sono più frequenti, vengono portati nelle luccicanti metropoli  per cercare di stordirli nei centri commerciali, dandogli carta bianca su cosa poter comprare mentre  i report propagandistici di Pechino enfatizzano l’”entusiasmo” di questi giovani nell’assaggiare tutti gusti di gelato o ascoltare e vedere i video e i karaoke  tutti abilmente selezionati.

Questa operazione, dal mio punto di vista e inumana violenta come una brutale repressione, non avrà successo perche i cinesi si rifiutano di ascoltare. Di ascoltare le ragionevoli proposte del Dalai Lama che da oltre vent’anni chiede per il Tibet almeno una genuina forma di autonomia all’interno della repubblica popolare cinese. Ed è inutile nasconderci quale prezzo morale devono pagare i tibetani nel rinunciare al loro legale diritto ad essere un paese indipendente. Si rifiutano di ascoltare cosa intendono i tibetani per libertà religiosa. Certamente non quella forma di controllo politico e di pressione psicologica pesante che Pechino esercita all’interno dei monasteri da sempre e che oggi si è inasprita in modo drammatico.

La situazione politica in Tibet è in stallo e urge una soluzione. Se è fallita, per colpa della Cina senza dubbio, la politica della via di mezzo, è fallita anche la politica di Pechino in Tibet ed i monaci portati a comprare i gelati nei centri commerciali delle metropoli cinesi son solo un segno di grande fallimento.

“Money can’t buy me love” cantavano i Beatles 50 anni fa. E’ una vecchia canzone ma il suo valore è sempre attuale e per conquistare il cuore dei tibetani non sono serviti i fucili e le torture e non serviranno nemmeno lo shopping e gelati.

Solo se a Pechino si siederanno da quest’altra parte e vorranno finalmente capire la cultura, i sentimenti e le istanze di quel popolo con cui hanno vissuto per secoli come vicini di casa condividendone spesso le vicende della  storia  ma sempre nel rispetto delle grandi differenze di identità culturali, religiose, linguistiche, allora questo “nervo scoperto” cesserà di dolere. Siano sicuri a Pechino che finché l’ultimo tibetano sarà vivo la lotta per la libertà del Tibet non cesserà, e finché questa lotta andrà avanti noi ci saremo sempre e saremo  vicini alle nostre sorelle ai nostri fratelli tibetani.

Tashi Delek

Claudio Cardelli