Ginevra, 13 dicembre 2008. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha esortato la Cina a proseguire il dialogo con gli inviati del Dalai Lama. A Ginevra, nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato: “Mi auguro che le autorità cinesi proseguano il dialogo iniziato tempo fa con i rappresentanti del Dalai Lama”. “Spero” – ha aggiunto – “che il dialogo possa continuare in modo sincero così che tutti i problemi riguardanti il Tibet possano essere risolti facilmente e in armonia”. Irritato, il Ministro degli esteri cinese ha ripetuto la posizione di Pechino: “Tutto dipende dal Dalai Lama” – ha dichiarato – “occorre che riesamini e corregga la sua posizione politica, abbandoni la sua errata visione circa l’indipendenza del Tibet e, con sincerità, faccia coincidere le sue parole con le sue azioni”.
Il Primo Ministro del governo tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, ha espresso la propria soddisfazione per la dichiarazione di Ban Ki-moon. Il 18 dicembre, parlando con i giornalisti a Dharamsala, ha affermato che le parole del Segretario Generale sono un segnale dell’attenzione che la comunità internazionale riserva alla triste situazione del Tibet. “Riteniamo che il suo invito alla prosecuzione del dialogo possano stimolare le autorità cinesi a risolvere la questione tibetana in modo soddisfacente sia per il popolo cinese sia per quello tibetano” – ha affermato. “Sua Santità non chiede l’indipendenza e quindi non ha motivo di correggere la sua linea politica: le sue azioni coincidono perfettamente con le sue parole”.
Il Primo Ministro del governo tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, ha espresso la propria soddisfazione per la dichiarazione di Ban Ki-moon. Il 18 dicembre, parlando con i giornalisti a Dharamsala, ha affermato che le parole del Segretario Generale sono un segnale dell’attenzione che la comunità internazionale riserva alla triste situazione del Tibet. “Riteniamo che il suo invito alla prosecuzione del dialogo possano stimolare le autorità cinesi a risolvere la questione tibetana in modo soddisfacente sia per il popolo cinese sia per quello tibetano” – ha affermato. “Sua Santità non chiede l’indipendenza e quindi non ha motivo di correggere la sua linea politica: le sue azioni coincidono perfettamente con le sue parole”.