11 marzo 2013. Da Dharamsala a Bruxelles, dal Nepal all’Australia fino a Taiwan, i tibetani e i loro sostenitori si sono radunati in massa il 10 marzo nelle strade e nelle piazze per ricordare il 54° anniversario dell’insurrezione di Lhasa e protestare contro l’invasione e l’occupazione del Tibet da parte della Cina. In Europa, la grande manifestazione organizzata a Bruxelles (nelle foto) ha visto oltre 5000 persone, in maggioranza uomini, donne e ragazzi tibetani, sfilare tra i moderni palazzi della città.
Rispetto alle precedenti manifestazioni ha colpito a Bruxelles la presenza del grande numero di tibetani, giovani e risoluti. Tra le scritte che auspicavano la ripresa del dialogo tra i rappresentanti cinesi e quelli tibetani, spiccavano gli striscioni inneggianti all’indipendenza del Tibet. Proprio sotto il palco degli oratori è stato posizionato un grande striscione con la scritta “Rangzen”, indipendenza, a testimoniare il manifesto dissidio di una parte dei tibetani con la linea ufficiale del governo tibetano in esilio che, fedele alla linea politica dell’Approccio della Via di Mezzo, chiede per il Tibet una maggiore autonomia all’interno della Repubblica Popolare.
Come ogni 10 marzo, imponente la manifestazione svoltasi a Dharamsala dove, dopo il discorso di Lobsang Sangay – per la prima volta sul palco non ha parlato il Dalai Lama, dallo scorso mese di maggio solo leader religioso del suo popolo – migliaia di tibetani si sono riversati nelle strade. Un giovane tibetano ha tentato di darsi fuoco gettando del kerosene sui suoi abiti e ingerendone una parte. Fermato da quanti gli stavano intorno, non è riuscito a portare a compimento il suo gesto ed è stato ricoverato all’ospedale.
In Tibet, il 10 marzo, cinque tibetani sono stati arrestati a Kardze, contea di Sershul. Riferisce il Centro Tibetani per i Diritti Umani e la Democrazia che, attorno alle 11.00, tre monaci del monastero di Ganden Samten Dhargyeling agitando una bandiera tibetana recante al centro una fotografia del Dalai Lama si sono recati nel centro della città chiedendo libertà e democrazia. Sono stati arrestati assieme a due laici accorsi per fermarli nel timore di ritorsioni.
Nessuna manifestazione a Lhasa dove sono in corso controlli, severissimi sui telefoni cellulari e i loro possessori. Dal 7 marzo uno speciale team di esperti in tecnologia delle comunicazioni, arrivato da Pechino, sta verificando i telefoni cellulari, soprattutto all’interno dei monasteri. L’8 marzo il team era a Drepung dove si è trattenuto fino ad oggi. Nei prossimi giorni sarà la volta di Ganden e Sera e, nei prossimi mesi, seguiranno le verifiche all’interno dei monasteri minori.
Le immagini
Fonti: The Tibet Post International – Phayul
(Foto di Fausto Sparacino e Claudio Cardelli)