Dharamsala, 2 aprile 2013. Konchok Tenzin, un monaco di 28 anni appartenente al monastero di Mogri, nella contea di Luchu, si è autoimmolato con il fuoco la mattina del 26 marzo lungo la strada principale che conduce al monastero. Il suo corpo carbonizzato è stato portato dai confratelli all’interno del monastero dove, dopo i rituali funebri, si è svolta la cerimonia della cremazione. Il personale di sicurezza cinese presidia ora il monastero e l’area circostante.
Konchok Tenzin è il sesto tibetano a darsi la morte nella contea di Luchu. Tutti sei sono deceduti. Il monastero di Mogri, che ospita attualmente circa 90 monaci, è stato fondato nel 1780 da Samtsa Sertri Jigme Namkha la cui 11° reincarnazione è ora a capo dell’istituto religioso. Sale a 114 il numero dei tibetani che si sono autoimmolati in Tibet dal 2009.
Ancora una volta le pesanti restrizioni poste in atto dalle autorità cinesi in Tibet hanno impedito l’immediata diffusione della notizia di questa nuova autoimmolazione. Le autorità hanno stilato una lista aggiornata di 13 attività ritenute perseguibili in quanto contrarie alla legge. Il documento, scritto in tibetano e fatto circolare con l’intento di “rafforzare la protezione della stabilità sociale e mantenere la disciplina” elenca, tra i comportamenti illegali, il coinvolgimento nelle autoimmolazioni, la diffusione di notizie, foto e filmati ad esse relativi nonché ogni azione volta a “fornire informazioni segrete alle forze separatiste”. E’ perseguibile inoltre ogni attività “intimidatoria” nei confronti dei funzionari governativi e ogni tentativo di impedire alle forze di pubblica sicurezza di recuperare i corpi di coloro che si sono autoimmolati.
Fonte: Centro Tibetano per I Diritti Umani e la Democrazia – Phayul