SISMA IN SICHUAN: CRESCE IL BILANCIO DEI MORTI. VOLONTARI E MONACI TIBETANI BLOCCATI

22 aprile 2013 (AsiaNews/Agenzie). Squadre di soccorso stanno facendo ogni sforzo per raggiungere le zone più isolate del Sichuan (la regione tibetana del Qinghai) colpito da un terremoto di magnitudo 7.0 due giorni fa, sabato 20 aprile. Il bilancio delle vittime è aumentato: si contano 188 morti, 21 dispersi, 11mila feriti dei quali circa 1000 in gravi condizioni. Il Consiglio di Stato ha proibito a gruppi non autorizzati di recarsi nella zona del sisma per timore di accrescere i problemi del traffico.

Nella zona di Yaan e Lushan, l’epicentro del terremoto, si registrano code di circa 20 km che rendono difficile la distribuzione degli aiuti. In più, le oltre 1300 scosse di assestamento hanno provocato almeno 10 frane sulle strade e l’esercito impegnato nei soccorsi ha dovuto usare la dinamite per far passare camion pieni di aiuti e bulldozer per scavare fra le macerie.

Oltre alla mancanza di elettricità e comunicazioni causata dal crollo delle infrastrutture, molti abitanti si lamentano di non aver ricevuto tende, cibo, acqua. In diversi villaggi i sopravvissuti scavano con le mani alla ricerca di corpi e familiari seppelliti sotto le case crollate. A Lushan solo stamattina sono giunti alcuni veicoli portando acqua, crackers, spaghetti liofilizzati e mantou (pane cotto al vapore). L’esercito ha iniziato a innalzare tendopoli. Nell’attesa, molti villaggi hanno costruito ripari di fortuna, per far dormire al coperto i loro bambini, mentre gli adulti dormono all’addiaccio.

Il premier Li Keqiang, alla sua prima esperienza di emergenza, ha visitato la zona poche ore dopo il terremoto. Il giorno dopo ha visitato i feriti negli ospedali di Chengdu. Egli ha detto che la priorità è “salvare vite umane”, ma molti cybernauti accusano Pechino di diffondere solo notizie in cui il governo fa bella figura.

Attivisti per i diritti umani sono stati fermata sulla strada per Yaan, minacciati di “non aggiungere ancora più problemi” al disastro. Fra essi vi è Huang Qi che nel 2008 ha lavorato per soccorrere i terremotati del Sichuan. Egli è stato anche imprigionato per aver ottenuto “segreti di Stato”. Nel sisma di cinque anni fa le autorità sono state criticate per aver costruito scuole “di tofu”, senza cemento e senza criteri antisismici, provocando la morte di quasi 6mila studenti e bambini. Due giorni fa, anche un gruppo di monaci tibetani di Chengdu ha cercato di raggiungere la zona del sisma per portare aiuti, ma è stato bloccato dalle autorità. Gli attivisti temono che il governo freni il flusso libero delle informazioni sul disastro, permettendo la pubblicazione solo di notizie positive.

Un altro punto di discussione sul web è la raccolta di fondi attraverso la Croce Rossa che dopo il terremoto del 2008 era stata accusata di aver nascosto miliardi di yuan. Zhao Baige, vicepresidente dell’organizzazione umanitaria ha promesso maggiore trasparenza e ha chiesto di non fermare gli aiuti ai connazionali colpiti dal sisma.

Il ministero delle finanze ha già assegnato un miliardo di yuan per l’emergenza, l’ospitalità degli sfollati, le cure mediche, le sovvenzioni per le vittime e le riparazioni dei danni.

Diversi Paesi, fra cui il Giappone, hanno offerto aiuti, ma la Cina ha dichiarato che per ora non ne ha necessità.

Alcuni scienziati hanno avvertito della minaccia costituita dalle molte dighe idroelettriche costruite nel Sichuan. Oltre ai danni subiti col sisma, vi è il pericolo di frane, causate dalla pioggia, che potrebbero portare a inondazioni. Una di queste dighe è a soli 10 km dall’epicentro del terremoto.

Il ministero per le risorse idriche ha fatto sapere che 14 grandi dighe colpite dal sisma sono stabili; due di media grandezza sono danneggiate; 52 piccole dighe hanno subito forti danni. Almeno 3mila ingegneri e militari sono stati inviati per esaminare lo stato dei bacini idroelettrici della zona e per fare le riparazioni necessarie.

Fonte: AsiaNews