SI AUTOIMMOLA UN ALTRO TIBETANO. SALE A 118 IL NUMERO DELLE PROTESTE CON IL FUOCO

TenzinDharamsala, 29 maggio 2013. Il 27 maggio Tenzin Sherab, un nomade tibetano di 31 anni, si è dato fuoco a Kyaring, contea di Chumarleb, nella prefettura autonoma tibetana di Yushul, in segno di protesta contro la repressione culturale e religiosa in atto in Tibet. E’ deceduto sul luogo della protesta. Un monaco tibetano residente in India, con contatti all’interno del Tibet, ha fatto sapere che i familiari e gli amici di Tenzin sono venuti a conoscenza del suo gesto quando era ormai morto.

“Subito dopo la protesta, il personale cinese addetto alla sicurezza è arrivato sul posto e ha sequestrato il corpo”, riferisce la fonte tibetana in India. “Ma il giorno successivo, il 28 maggio, il cadavere di Tenzin Sherab è stato consegnato alla famiglia e portato nel locale monastero di Onpo dove è stato officiato il rito funebre”.

Nei giorni precedenti la sua autoimmolazione, Tenzin, persona definita leale e dotata di profondo senso dell’onore, aveva confidato agli amici la propria preoccupazione circa le possibilità di sopravvivenza della religione e della cultura tibetana ormai sul punto di essere annientata dalle politiche del governo cinese. “Non possiamo sopportare più a lungo di vivere costantemente nella minaccia della tortura e della repressione”, aveva detto a chi gli stava vicino.

Sale a 118 il numero dei tibetani che si sono auto immolati con il fuoco invocando la libertà del paese, il ritorno del Dalai Lama e, in alcuni casi, l’indipendenza del Tibet. Indipendenza che resta l’obiettivo primario, ribadito con una risoluzione adottata a maggioranza nel primo giorno dei lavori, del movimento Tibetan Youth Congress, riunito in congresso a Dharamsala dal 27 maggio al 1° giugno. Parlando ai 130 delegati, il presidente Tsewang Rigzin ha dichiarato che “se il TYC ha compiuto degli errori andando contro il pensiero del Dalai Lama, chiede scusa dal profondo del cuore”.

Fonti: Tibet Post – Phayul