La lettera dei 22 contro la TV cinese

di Marco Del Corona
(Corriere della Sera – 13 gennaio 2009)
“Boicottare la tv di stato”. È il nuovo segno di una persistente effervescenza dei settori critici del mondo intellettuale cinese, una lettera aperta firmata da 22 persone che attaccano la “disinformazione” della Cctv. Gli autori annunciano una “politica dei quattro no”, parodiando l’ormai celeberrima politica delle “Quattro modernizzazioni” che Deng Xiaoping lanciò nel dicembre 1978, l’avvio delle riforme e dell’apertura: a proposito della Cctv, dichiarano che “non la guarderemo, non vi compariremo, non la ascolteremo, non ne parleremo”. L’accusa all’emittente è di esercitare propaganda (e viene citato espressamente il caso del latte adulterato alla melamina), di tacere o “distorcere in modo significativo” le notizie di disordini sociali e proteste, di riportare “solo buone notizie e neppure una cattiva” nella sua copertura dei fatti internazionali.
Il testo, che estende il “boicottaggio” al sito web, comprende una citazione di Aleksandr Solgenitsyn, in cui lo storico dissidente dell’epoca sovietica proclamava: “ Abbiamo l’obbligo di scegliere di non mentire. Dobbiamo scansarlo come la peste…Se lo facciamo, alla fine la verità metterà radici nella nostra società. Quando sentite qualcuno mentire e pronunciare parole d’assurda propaganda, alzatevi e andatevene…”Il primo firmatario, Ling Cangzhou, aveva preparato un documento simile anche nel 2008 in coincidenza con la preparazione del Capodanno cinese, che quest’anno cade il 26 gennaio, visto come il culmine della “volgarità” televisiva. Ling aveva poi inviato lettere aperte su altri temi più o meno sensibili, dalle forme di democrazia “di base” alla proposta di rimpiazzare sulle banconote l’onnipresente Mao con letterati e personaggi storici. Secondo Ling, “anche se non servirà a innescare un vero boicottaggio, spero almeno che la lettera risvegli l’attenzione del pubblico”, riportava ieri il sito della Bbc.

Gli altri intellettuali che hanno sottoscritto la lettera sulla Cctv sono giornalisti, accademici e avvocati, alcuni di loro avevano aderito alla Carta ’08, il documento diffuso ai primi di dicembre che chiedeva democrazia e riforme sostanziali, redatto da uno dei dissidenti più autorevoli, Lu Xiaobo. Rispetto al documento di Ling, la Carta ’08 aveva un’impostazione più ambiziosa, vedi la proposta – sovversiva, per Pechino – di dare alla Repubblica popolare una struttura federalista, in modo da assicurare a tibetani e Taiwan le necessarie garanzie per far parte in sicurezza del Paese. Il prestigio e le argomentazioni dei promotori della Carta ’08 hanno accentuato le pressioni delle autorità, già nervose per gli effetti sociali della crisi economica. La polizia ha interrogato almeno un centinaio dei 303 primi firmatari, si cerca di isolarli nelle università, a case editrici e giornali è stato imposto di non pubblicare nulla di loro.

La Cctv accompagna le giornate dei cinesi in patria e anche all’estero, attraverso i suoi programmi satellitari. È un bersaglio facile: esistono commentatori che si smarcano in parte dalla propaganda più ovvia, ma è scontato che la tv di Stato sia omogenea alla linea della leadership. La lettera dei “quattro no” fa riferimento allo scandalo del latte alla melamina, un caso in cui si sommano le connivenze tra autorità e azienda, la sovrapposizione fra controllati e controllori, il rifiuto di concedere alle famiglie delle vittime di andare in tribunale per chiedere indennizzi. Sei bimbi morti, 296 mila ammalati (il dato aggiornato è di ieri) hanno costretto la Cctv a tener conto dell’indignazione popolare. In autunno i tre maggiori produttori di latte adulterato hanno chiesto scusa in diretta, ad esempio. Troppo poco, però, per chi considera la tv di regime l’oppio dei popoli.

Marco Del Corona
Corriere della Sera – 13 gennaio 2009