Dharamsala, 24 settembre 2013. Rimane molto tesa la situazione nella Contea di Yulshul – regione del Kham – dove dal mese di agosto le forze militari cinesi tentano di disperdere con la forza i tibetani che protestano pacificamente contro l’estrazione dell’oro dalle miniere della zona. Le foto pervenute mostrano centinaia di poliziotti armati e paramilitari stipati su automezzi diretti all’area di Dzatoe.
“Circa una dozzina di camion dell’esercito sono arrivati nella Contea”- ha fatto sapere a Tibet Post International una fonte locale tibetana – “ma poi sono improvvisamente scomparsi e non sappiamo dove si nascondono”. Le autorità locali cinesi hanno minacciato severi provvedimenti, tra i quali l’arresto, se i tibetani continueranno a protestare. “I cinesi hanno interrogato i tibetani del luogo e hanno chiesto loro di rivelare i nomi delle persone che lo scorso mese hanno guidato la protesta”, ha fatto sapere la stessa fonte che ha preferito mantenere l’anonimità.
La protesta era scoppiata lo scorso 13 agosto quando l’arrivo di circa 500 minatori cinesi aveva provocato l’indignazione oltre mille tibetani (quattromila secondo altre notizie pervenute) che avevano cercato di bloccare i lavori definiti “illegali” in quanto le riserve d’oro della zona di Dzatoe si trovano nelle viscere di tre montagne che i tibetani rispettano come sacre. I tibetani temono inoltre che le attività minerarie, fuori dal controllo del governo centrale, possano causare gravi problemi ambientali, compreso l’inquinamento dell’aria e del suolo. Negli scontri con le forze di sicurezza molti tibetani, colpiti con il calcio dei fucili, erano rimasti feriti.
La visita in Cina e Tibet del Rappresentante europeo per i Diritti Umani
22 settembre 2013. Al termine della sua visita ufficiale in Cina e in Tibet, Stavros Lambrinidis, Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per i Diritti Umani, ha dichiarato che “in alcune importanti aree si notano tendenze preoccupanti per quanto concerne i diritti umani”. Durante la visita, avvenuta tra il 9 e il 18 settembre su invito del Ministero Cinese degli Affari Esteri, il Rappresentante ha passato cinque giorni nella provincia tibetana dell’Amdo e nella Regione Autonoma Tibetana.
Nella dichiarazione rilasciata il 20 settembre, Lambrinidis – dopo aver sottolineato l’opportunità di un’approfondita discussione ad alto livello sulla questione dei diritti umani offerta dalla missione e i significativi progressi compiuti dalla Cina in importanti settori, ha così proseguito: “Allo stesso tempo, in alcune importanti aree, ho notato, preoccupanti tendenze nel campo dei diritti umani incluse le limitazioni alla libertà di espressione “on e off-line”, gli arresti, la detenzione di persone che esprimono pacificamente la loro opinione o che esercitano la loro professione a livello legale”.
Fonte: The Tibet Post International