Dharamsala, 20 novembre 2013. La Corte Nazionale Spagnola ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di cinque leader cinesi accusati di genocidio a causa delle linee politiche adottate in Tibet. La Corte, attraverso l’Ambasciata cinese a Madrid, ha inoltre informato l’ex presidente Hu Jintao dell’inchiesta aperta nei suoi confronti con l’accusa di genocidio sentenziata dalla Corte lo scorso 9 ottobre 2013 (vedi nel sito news 11 ottobre 2013).
I destinatari del mandato sono Jiang Zemin, ex Presidente e Segretario del Partito comunista, Li Peng, Primo Ministro durante la repressione in Tibet alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anno ’90, Qiao Shi, ex capo della sicurezza e della Polizia Armata del Popolo durante il periodo della legge marziale imposta alla fine degli anni ’80, Chen Kuiyuan, Segretario del Partito nella Regione Autonoma Tibetana dal 1992 al 2001 e Deng Delyun, Ministro della pianificazione famigliare negli anni ’90. Ciò significa che nessuno degli ex leader nominati potrebbe arrischiarsi a viaggiare al di fuori della Repubblica Popolare in quanto potrebbe essere arrestato per essere interrogato in relazione ai crimini a lui imputati. Sarebbe inoltre possibile il congelamento di tutti i conti bancari all’estero.
L’emissione del mandato d’arresto avviene a distanza di poco più di un mese dall’inchiesta aperta dalla Corte nei confronti dell’ex presidente Hu Jintao per i crimini commessi in Tibet dal governo cinese durante la repressione dei moti popolari del 1989. E’ l’ultimo atto di un lungo procedimento iniziato nel 2005 dagli attivisti spagnoli facenti capo al Tibet Comité de Apojo al Tibet (CAT) e da Thubten Wangchen, tibetano in esilio di nazionalità spagnola, membro del parlamento di Dharamsala, fondatore e presidente della Fondazione Casa del Tibet di Barcellona. La Corte Nazionale, in grado di giudicare i crimini contro l’umanità anche al di fuori del territorio spagnolo sulla base di una competenza riconosciutale dalle Nazioni Unite anche se, dal 2009, limitata ai casi che coinvolgono cittadini spagnoli, ha emesso il mandato sulla base della dottrina della giurisdizione universale secondo la quale alcuni casi legati alla questione dei diritti umani (tortura, regime di terrore e altri crimini perpetrati da singoli individui, governi o autorità militari) sono perseguibili anche al di fuori dei confini nazionali.
Lo scorso mese, Alan Cantos, presidente del CAT, aveva dichiarato: “Dedichiamo il nostro successo non solo alle vittime ma anche alle migliaia di “combattenti per la libertà”, alla memoria di tutti coloro che si sono autoimmolati, dentro e fuori il Tibet e a tutti quelli che rischiano la loro vita e la loro libertà nella passività della comunità internazionale che, con il suo silenzio, si fa complice del genocidio”.
Fonti: International Campaign for Tibet – Phayul