I TIBETANI: NO ALLA CELEBRAZIONE DEL LOSAR

Dharamsala, 18 gennaio 2009. Molti tibetani, sia in Tibet sia in esilio, hanno espresso la volontà di rinunciare alla celebrazione del Losar, il capodanno tibetano, che quest’anno ricorre il 26 febbraio prossimo, e di osservare invece alcuni giorni di lutto in memoria di quanti sono stati uccisi, torturati o imprigionati durante le proteste del marzo 2008.
Tradizionalmente, l’inizio del nuovo anno è una delle principali festività del calendario tibetano. Per la ricorrenza, i cui festeggiamenti si protraggono per una quindicina di giorni, i tibetani si recano in visita a parenti e amici, tirano a lucido le loro abitazioni, cucinano cibi particolari e vanno in pellegrinaggio a templi e monasteri offrendo al Buddha incenso, lampade di burro e i tradizionali “khapsey”, leggeri biscotti ritenuti di buon auspicio.
Citando fonti all’interno del Tibet, un monaco tibetano residente a Dharamsala ha fatto sapere che tutti gli abitanti delle contee di Ngaba e di Kardze, nel Sichuan, assieme ai religiosi del monastero di Kirti hanno deciso di non celebrare la ricorrenza del nuovo anno e di astenersi da tutte le manifestazioni di festa. La notizia è stata confermata da un funzionario della Regione Autonoma Tibetana il quale, allo stesso tempo, ha comunicato che le autorità locali, a dispetto della volontà popolare, “vogliono che l’occasione sia regolarmente ricordata con tutti i consueti festeggiamenti”.Anche i tibetani in esilio hanno deciso di celebrare il Losar in tono minore. “Chiediamo a tutti i tibetani in esilio di contenere i festeggiamenti in segno di solidarietà con quanti sono stati uccisi, imprigionati o sono scomparsi”, ha dichiarato Pema Tsewang, un leader del Tibetan Youth Congress. Dello stesso parere Tenzin Tsundue, il noto poeta e attivista tibetano. “Condivido totalmente l’invito a non celebrare il Losar”, ha recentemente scritto ai tibetani in esilio e ai loro supporter. “L’occasione consentirà a tutti i tibetani e ai loro sostenitori nel mondo di ricordare i nostri martiri e di riunirsi per riaffermare il loro impegno alla nobile causa del Tibet”. Lo stesso Primo Ministro Samdhong Rinpoche ha fatto sapere che quest’anno si terranno solo le cerimonie religiose e che i festeggiamenti per il nuovo anno (il 2136 per il calendario tibetano) saranno privi di ogni fasto “in segno di solidarietà con quanti soffrono all’interno del Tibet”.