Tibet- 16 marzo. Due monaci si sono auto immolati nelle aree tibetane del Qinghai e Sichuan. Il primo, alle ore 7, era un monaco di Amdo Tsekhog (in cinese: Zeku , Qinghai ) l’altro alle 11 e 30 era un monaco del tempio di Kirti a Ngaba Amdo (in cinese: Aba , Sichuan). Tra tutti i 133 tibetani che si sono auto immolati dal 2009 ben 36 sono da Ngaba. Questo numero include monaci, monache e nomadi, mentre altri sei martiri erano di Tsekhog, anche qui si tratta di monaci, monache e nomadi.
Il monaco di Kirti si è dato alle fiamme in quella che è conosciuta come la ” strada degli Eroi ” al di fuori del Tempio Kirti nella città di Ngaba. Oggi è il sesto anniversario di quando la polizia cinese nel 2008 ha sparato uccidendo i manifestanti tibetani a Ngaba. Il 16 marzo è stato così chiamato ” Il Ngaba Massacre Day”.
Queste tre foto mostrano le immolazioni auto di oggi . Possiamo vedere, nella terza foto , il monaco che continua a camminare mentre il suo corpo è in fiamme e mentre due tibetani intorno a lui pregano con le loro mani congiunte.
Pensavamo che il 10 di marzo fosse passato indenne da auto immolazioni ma evidentemente non è andata così. Commentare è molto difficile.
All’indomani delle nostre iniziative romane del 10 marzo che, forse in uno slancio egotico, ci avevano dato qualche soddisfazione ( avevamo cantato anche una ottimistica “Give Peace a Chance”) queste tre terribili immagini ci riportano alla spaventosa realtà.
E’ tutto un dramma consumato quotidianamente e provocato da diversi attori che concorrono a delineare, con responsabilità diverse, questo scenario tragico e apparentemente senza sbocchi.
La Repubblica Popolare Cinese, in primis, con la sua ottusa, violenta, intollerabile politica di genocidio ad oltranza del Popolo Tibetano. L’occidente ipocrita, codardo, venduto, egoista e “narrow minded” e che si renderà conto dei suoi errori solo quando lo spadroneggiare di Pechino sarà senza ritorno.
Questi atti sembrano purtroppo anche non tener conto della “non incoraggiamento” da parte della CTA delle autoimmolazioni come forma di protesta e dicono con chiarezza che in Tibet è intollerabile la accettazione della sudditanza al Partito Comunista Cinese così come la convivenza con i cinesi han.
Teorizzare e imporre “da lontano” una qualunque forma di integrazione con un occupante arrogante, violento e che ogni giorno ti toglie un pezzo di vita, di cultura, di paesaggio, di valori, di religione, di tradizione, di linguaggio, è un esercizio che sembra non tenere più conto dei sentimenti dei Tibetani in Tibet?
E’ dura da ammettere ma altrettanto difficile da negare. Si possono chiudere gli occhi e far finta di nulla ma queste fiamme bruciano nelle coscienze di tutti noi.