14 aprile 2014. Il Comitato ONU per i Diritti Umani ha chiesto al Nepal di consentire l’accesso al territorio nepalese dei rifugiati tibetani e di provvedere alla regolare registrazione dei profughi. La richiesta ha fatto seguito alla revisione periodica operata dall’organismo delle Nazioni Unite circa l’osservanza dei diritti umani da parte degli stati firmatari della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici adottata dall’Assemblea Generale nel 1966 ed entrata in vigore nel marzo 1976.
Il Comitato ONU si è detto preoccupato per le restrizioni imposte ai profughi tibetani e per l’assenza di norme che proteggano i rifugiati dal rimpatrio forzato in Tibet. Le autorità nepalesi hanno respinto le accuse affermando che “quando le attività dei rifugiati sono illegali e minano le buone relazioni del Nepal con lo stato confinante, è dovere del governo attuare le misure previste dalla legge, misure che non possono essere considerate violazioni dei diritti umani”.
Il giorno 8 aprile, pochi giorni prima del pronunciamento delle Nazioni Unite, l’organizzazione Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto di cento pagine dal titolo “Under China’s Shadows: Mistreatment of Tibetans in Nepal” in cui si denunciano le gravi restrizioni cui sono soggetti i tibetani in Nepal e i quotidiani abusi nei loro confronti perpetrati dalla polizia. Il ricorso alla forza, la detenzione arbitraria, le intimidazioni, le limitazioni di ogni attività, incluso il divieto di pubblica protesta, sono di fatto all’ordine del giorno. Brad Adams, direttore di Human Rights Watch, ha tra l’altro dichiarato che il Nepal, cedendo alle pressioni cinesi che altro non sono se non l’estensione della repressione in atto in Tibet, limita l’afflusso, i movimenti e le attività dei tibetani.
Fonti: Phayul – HRW