20 maggio 2014. Jigme Gyatso (nella foto), il monaco tibetano popolarmente conosciuto con il nome di Golok Jigme, è riuscito a fuggire dal Tibet ed è arrivato a Dharamsala il 18 maggio. Jigme aveva assistito il regista tibetano Dhondup Wangchen nella realizzazione di “Leaving Fear Behind”, il film documentario realizzato tra il 2007 e il 2008 sulla situazione dei tibetani sotto il dominio cinese alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino.
Wangchen e Jigme avevano viaggiato attraverso l’Amdo intervistando gli abitanti della regione. Il materiale raccolto era poi stato inviato nascostamente in Svizzera dove il cugino di Wangchen, Gyaljong Tsetrin, aveva editato le 35 ore di filmato realizzando un documentario della durata di 25 minuti. Nelle immagini, i tibetani raccontano la distruzione della cultura tibetana per mano dei cinesi, la violazione della libertà di culto e il costante rispetto per Il Dalai Lama, loro leader in esilio.
Dhondup Wangchen e Jigme Gyatso furono arrestati il 28 marzo 2008. Dhondup fu condannato a sei anni di carcere con l’accusa di “sovversione del potere dello stato”. A Jigme Gyatso, che nell’area di Sertar era noto e rispettato per il suo attivismo in campo sociale, furono inflitti sette mesi di carcere e, a causa delle torture patite, rischiò di morire. Fece ritorno al monastero nel maggio 2009 ma scomparve nel settembre 2012. Non si ebbero più sue notizie fino al 27 novembre dello stesso anno quando l’ufficio di Pubblica Sicurezza della provincia di Gansu emanò un ordine di arresto del religioso accusandolo di “omicidio”. Per molti mesi non si ebbero sue notizie.
Temendo per la sua sorte, la moglie di Dhondup Wangchen, Lhamo Tso e l’organizzazione in esilio Filming for Tibet, che opera a sostegno del lavoro dei film maker tibetani, lanciarono una campagna per sostenere l’innocenza di Jigme Gyatso e chiedere che fosse prosciolto da ogni accusa. Le informazioni raccolte da Filming for Tibet con l’aiuto di Lhamo Tso fornirono la prova che le accuse rivolte dalle autorità cinesi a Jigme Gyatso erano prive di fondamento. Lhamo Tso, amica di lunga data di Jigme, si appellò al governo degli Stati Uniti e ai governi di tutto il mondo affinché la Cina smettesse di dargli la caccia e revocasse l’ordine di arresto. A tutti i gruppi di sostegno al Tibet era stato chiesto di mobilitarsi e rendere pubblico questo appello.
Dhondup Wangchen, scontati i sei anni di pena, dovrebbe essere rilasciato il mese prossimo.
Fonti: Phayul – Redazione