L’auto-lesionismo di Pechino sulla democrazia per Hong Kong

di Bao Tong

AsiaNews – 8 settembre 2014

 

Hong Kong (AsiaNews/Rfa). Gli studenti di almeno 14 università e college di Hong Kong hanno annunciato uno sciopero di una settimana a partire dal 22 settembre per ottenere “un vero suffragio universale” per le elezioni del Capo dell’Esecutivo previste per il 2017. Secondo il rappresentante della Federazione degli studenti “molti altri si uniranno al boicottaggio delle lezioni”, definito “un ultimo avvertimento” ai funzionari incaricati di produrre la riforma politica per l’ex colonia britannica.

Il Segretario generale del governo locale, Carrie Lam Cheng Yuet-ngor, ha risposto che “sarà difficile” per il governo rispondere a queste richieste, dato che la decisione presa dall’Assemblea nazionale del popolo cinese “è solenne e seria”. Il riferimento è alla votazione con cui il “Parlamento” fantoccio di Pechino ha deciso di negare una vera democrazia per Hong Kong. Nel frattempo, alla campagna lanciata dal movimento Occupy Central è arrivato l’autorevole sostegno di Bao Tong, ex segretario e amico personale del leader riformista Zhao Zhiyang, che dai suoi arresti domiciliari a Pechino ha inviato l’analisi che riportiamo di seguito a sostegno della democrazia di Hong Kong (traduzione in italiano a cura di AsiaNews).

 

Il movimento Occupy Central non è sconfitto perché è flessibile, ed è difficile dire se sia un movimento di guerriglia o se durerà nel tempo. Anche se non ha ancora raggiunto i suoi scopi, esso è già entrato nella storia. Il movimento ha già ottenuto due risultati storici: il primo è quello di aver espresso le sacrosante richieste dell’elettorato di Hong Kong per un suffragio universale senza altre dilazioni; il secondo è aver costretto il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp) a mostrarsi per quello che è davvero.

Il Comitato permanente dell’Anp deve la sua esistenza a un’elezione fasulla, quindi è difficile che possa comprendere a cosa assomigli un vero suffragio universale. A questo organismo mancano sia la memoria che la credibilità, come dimostra la flagrante violazione dei “cinque passi” che il Comitato stesso aveva tracciato nel 2004 per la riforma politica di Hong Kong. Passi che non sono stati seguiti in questa occasione.

E il funzionario di alto rango che hanno mandato per spaventare la popolazione non è riuscito neanche a rispettare la Costituzione. Invece ha definito le proteste di massa – chiaramente permesse da quel testo – come “illegali”.

Il ministero degli Esteri

Questo comportamento non è stato limitato soltanto al Comitato permanente dell’Anp. Quando il ministero cinese degli Esteri ha dichiarato che l’inchiesta ordinata dal Parlamento britannico sull’attuazione della Dichiarazione congiunta sino-britannica era una “intromissione negli affari interni della Cina”, esso ha dimostrato che gli manca la comprensione dei compiti e della sfera di competenza del dicastero stesso, oltre che della relazione che c’è fra un Parlamento e i rami esecutivi del governo. Un ministero degli Esteri che non comprende o non rispetta i principi della diplomazia o dei trattati internazionali non è un ministero degli Esteri degno di questo nome.

A subire tutto questo sono stati gli elettori di Hong Kong, che hanno visto violato il proprio diritto a un’elezione; e che sono stati colpiti dalla distruzione del principio “una nazione, due sistemi” decisa dal Comitato permanente dell’Anp e dal ministero degli Esteri. Da allora molte cose sono accadute a Hong Kong. Il governo locale non può più governare in accordo con la sua gente. Questa è una tragedia, anche se forse per il Comitato permanente dell’Anp è una gioiosa vittoria.

Questo comportamento ha ferito anche l’intera popolazione cinese, così come tutte le persone di buona volontà in tutto il mondo che hanno qualche legame con la Cina.

“Un atto di auto-lesionismo”

Questo modo di fare rappresenta un atto di auto-lesionismo non soltanto da parte del Comitato permanente dell’Anp e dal ministero degli Esteri, ma anche della nuova generazione dei leader cinesi, la cui immaginazione ci ha donato il “sogno cinese”, ricche e complesse “riforme profonde” e notizie tanto frequenti riguardo la campagna anti-corruzione. E non dobbiamo dimenticare l’abortita risoluzione sullo stato di diritto. Tutto questo è ora avvolto dall’ombra e dallo stigma.

Io non so quale sia la strategia migliore, a meno che non vi sia un’autocritica da parte del Comitato permanente dell’Assemblea generale del popolo. Per quanto riguarda invece Occupy Central, che ha già un posto assicurato nella storia, possiamo attenderci che inquadreranno al meglio la situazione e agiranno senza intoppi quando arriverà il momento, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo.

Hanno tutto il futuro davanti a loro.

AsiaNews – 8 settembre 2014