Migliaia di tibetani e di sostenitori della loro causa hanno ricordato in tutto il mondo il 56° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana. Il 10 marzo 1959, a Lhasa, i tibetani insorsero contro le forze di occupazione cinesi: la rivolta fu brutalmente repressa dall’Esercito di Liberazione Popolare causando la morte, tra il marzo e l’ottobre di quell’anno, di oltre 87.000 civili. Il Dalai, costretto a fuggire, scelse la via dell’esilio in India.
A Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio, la celebrazione è iniziata con l’esecuzione dell’inno nazionale tibetano al quale hanno fatto seguito l’alzabandiera e i discorsi del Sikyong, Lobsang Sangay, e del presidente del Parlamento Penpa Tsering (il discorso completo del Sikyong nel sito alla sezione “documenti”). Entrambi hanno ribadito la totale adesione del governo di Dharamsala alla linea politica della Via di Mezzo delineata dal Dalai Lama ed auspicato la ripresa del dialogo con la Cina per la soluzione del problema tibetano. Un lungo corteo di tibetani, con bandiere e striscioni, si è poi snodato attraverso la via che da Dharamsala conduce al sottostante distretto di Kasheri. Assenti i rappresentanti di due ONG tibetane (il movimento GuchuSum e l’Associazione delle donne tibetane) in disaccordo con gli organizzatori sugli slogan della manifestazione.
Numerose le manifestazioni in tutto il mondo: da Taipei a S. Francisco, da Londra a New York i tibetani e i loro sostenitori hanno celebrato la ricorrenza con manifestazioni, striscioni e slogan. Circa New York, purtroppo con sgomento, dobbiamo segnalare quanto riportato da un’attivista di Students for a Free Tibet: gli organizzatori, come a Dharamsala, avevano vietato gli slogan “Free Tibet” e “China out of Tibet”. “Un’esperienza scioccante” – scrive – “per la prima volta dopo tanti anni ho intravisto un futuro in cui potremmo perdere tutto ciò per cui abbiamo lottato per anni: un Tibet libero e indipendente”.
Blindatissima Lhasa le cui strade sono state pattugliate da ingenti forze di polizia. A Kardze un tibetano di nome Tamdin è stato ferito dalla polizia mentre in motocicletta cercava di superare un blocco stradale nel tentativo di partecipare a una cerimonia religiosa.
In Italia, nell’attesa della grande manifestazione europea che si terrà a Parigi sabato 14 marzo, la bandiera tibetana è stata fatta sventolare in diverse città. Tra le altre, la bandiera tibetana ha sventolato dal Ponte Vecchio di Firenze, dal ponte Rialto a Venezia, dalla Passerella S. Cristoforo al Naviglio a Milano, dal ponte Garibaldi a Roma, dal Comune di Livorno e dal Comune di Cremona. A Trento, la neonata “Trentino for Tibet” ha ricordato il 10 marzo esponendo la bandiera nella sede del Consiglio Regionale.