(Corriere della Sera – 22 febbraio 2009)Pechino. La lettera è indirizzata al presidente Hu Jintao e ai membri del comitato permanente del Politburo, il cuore del Partito comunista. Diffusa venerdì, e già falciata via dal web, chiede riforme e solleva la questione della censura. Non porta le firme dei dissidenti ma di alcuni anziani esponenti del Partito. Si tratta di sedici esponenti della vecchia guardia, a partire da un ex segretario di Mao, Li Rui, fino all’ex capo della propaganda Zhu Houze. Nel testo si sottolinea come “le riforme politiche si siano bloccate malamente” e si denunciano “gli abusi di potere” e la “dilagante corruzione” contro la quale vanno “istituiti urgentemente meccanismi di controllo”.
Non è un caso che la lettera sia stata diffusa il giorno dell’arrivo di Hillary Clinton a Pechino. Ciò che rende il documento particolarmente abrasivo è il riferimento sia al leader riformista Hu Yaobang (la cui morte nell’aprile 1989 fornì la scintilla per le manifestazioni di Tenanmen) sia al gruppo di lavoro sulle riforme voluto nell’86 da Zhao Ziyang (premier poi esautorato per non aver contrastato le proteste studentesche).
Altri segni di fermento hanno preceduto e accompagnato la visita di Hillary, le cui frasi sui diritti umani hanno irritato ong come Human Rights Watch. Inasprite le misure di controllo a dissidenti e critici: “Non posso uscire di casa. Domicilio sorvegliato…”ha fatto sapere Zen Jinyan, moglie di Hu Jia, premio Sakharov 2008, in carcere per sovversione. E alla Clinton ha scritto anche Ding Zhilin, fondatrice delle “madri di Tienanmen”, chiedendo la liberazione del primo estensore del documento pro democratico Charta 2008.
Marco Del Corona