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Un altro digiunatore, Sonam Rinchen, ha aggiunto: “Chi ha aperto il fuoco contro Tabey deve essere riconosciuto colpevole e punito secondo quanto previsto dalla legge internazionale”. “Ecco come sono stati trattati i tibetani durante i sessant’anni dell’occupazione cinese; non vivremo mai sotto la Cina”, ha concluso il terzo tibetano, Namgyal Wangdu.In concomitanza con l’anniversario del 10 marzo, il Parlamento Europeo ha votato con 338 voti favorevoli, 131 contrari e 14 astenuti una Risoluzione che condanna “condanna tutti gli atti di violenza” e “sollecita le autorità cinesi a garantire agli esperti ONU di diritti umani e alle ONG internazionali riconosciute accesso senza restrizioni al Tibet” considerando “il Memorandum sulla effettiva autonomia per il popolo tibetano del novembre 2008 quale base per un dibattito sostanziale che conduca ad un cambiamento positivo e significativo in Tibet”.
Il 10 marzo, a Roma, la camera dei Deputati ha approvato una mozione (538 voti a favore, 3 astenuti) che impegna il Governo:
– a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo di aprire in via stabile e permanente il Tibet alla stampa, ai diplomatici – in particolare ai rappresentanti dell’Unione europea – e agli stranieri in generale – a raccomandare alle autorità cinesi di rispondere positivamente alle richieste di visita avanzate dagli organismi Onu di monitoraggio della situazione dei diritti umani, considerando la possibilità di rivolgere loro un invito permanente, standing invitation, in modo da poter contribuire anche ad «osservare» quanto avvenuto e avviene in quella regione;
– a rafforzare la posizione comune in sede europea a favore di un dialogo costante, aperto, veritiero e costruttivo tra le autorità di Pechino ed i rappresentanti del Dalai Lama, essendo questi ultimi interlocutori essenziali, al fine di giungere ad una soluzione mutuamente soddisfacente della questione tibetana, che, nella cornice della Costituzione cinese e nel rispetto dell’integrità territoriale della Cina, assicuri il massimo grado di tutela e di autonomia per preservare la cultura, le tradizioni e la religione tibetane.