3 agosto 2015. A nulla sono valse le proteste e le petizioni dei gruppi di tutto il mondo operanti a sostegno dei diritti umani: venerdì 31 luglio, a Kuala Lumpur, il Comitato Olimpico Internazionale ha annunciato l’assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali del 2022 a Pechino la cui candidatura ha battuto quella della capitale kazaka, Almaty, con 44 voti a favore, 40 contrari e una sola astensione.
Da Losanna, dove la comunità tibetana in Europa ha subito indetto una manifestazione di protesta (nella foto), Golok Jigme, assistente di Dhondup Wangchen – tuttora in carcere in Tibet – all’epoca della realizzazione di “Leaving Fear Behind”, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Spero che i miei compatrioti in Tibet non paghino il prezzo che io e gli altri tibetani abbiamo pagato a causa dei giochi olimpici del 2008.” “La decisione del Comitato Olimpico di respingere gli appelli dei tibetani, dei cinesi e di altri sostenitori dei diritti umani affinché i Giochi non fossero assegnati a Pechino mi rattrista profondamente. Ora i membri del Comitato devono assumere la responsabilità delle loro decisioni fino a decidere di togliere alla Cina l’onore di ospitare i Giochi nel caso continui a esercitare politiche repressive in Tibet”.
“Il Comitato Olimpico ha inviato un messaggio sbagliato alla gente sbagliata”, ha fatto sapere attraverso le pagine del proprio sito web International Tibet Network, promotrice di una campagna contro l’assegnazione dei Giochi a Pechino. “Il messaggio forte a chiaro arrivato a Pechino è che la questione dei diritti umani in Tibet non è di alcuna importanza. La Cina vuole che il mondo ignori il continui deteriorarsi della situazione dei diritti umani all’interno del paese, l’onore di ospitare i Giochi per la seconda volta è un regalo propagandistico mentre invece meriterebbe uno schiaffo in faccia”.
Unanime il disappunto di tutti i gruppi operanti a sostegno dei diritti umani, sia tibetani sia cinesi. Human Rights in China, l’organizzazione diretta da dissidenti cinesi con sede a New York ha così commentata la scelta del CIO: “La Cina ha ripetutamente dato prova di poter realizzare imprese grandiose, e sarà certamente in grado di ospitare i Giochi Olimpici Invernali, ma la domanda è: a quale prezzo umano e ambientale”?
Duole costatare che tre dei quattro decisivi voti che hanno consentito l’assegnazione dei Giochi a Pechino sono stati espressi proprio dal Comitato Olimpico Italiano, nelle persone di Pescante, Carraro e Cinquanta. Roma può forse ora contare su fedeli sostenitori e alleati al momento in cui sarà designata la città che ospiterà i Giochi del 2014.
Fonti: Phayul – ITN – Redazione