2 dicembre 2015. Nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia di stato Global Times, Zhu Weiqun, presidente del Comitato per gli Affari Esteri e Religiosi ha dichiarato che la Cina non rinuncerà mai al diritto di decidere in merito alla reincarnazione del Dalai Lama.
“La questione non è mai stata solo di natura religiosa né ha a che fare con i diritti individuali del Dalai Lama” – ha detto Zhu Weiqun – ma è in primo luogo e soprattutto un’importante questione politica e un’importante evidenza della sovranità del governo centrale cinese in Tibet. Ha inoltre aggiunto che, essendo il Dalai Lama il primo leader politico del Tibet “chiunque avrà il titolo di Dalai Lama deterrà il potere politico in Tibet”. Per questo motivo, ha affermato Zhu, la Cina non rinuncerà mai al diritto di decidere sulla questione della reincarnazione.
Da Dharamsala, Dhundup Dorjee, Segretario del Dipartimento Religione e Cultura del Governo Tibetano in Esilio, ha così replicato: “Solo Sua Santità ha la prerogativa di scegliere il suo successore. Questa bizzarra e unilaterale dichiarazione non ha alcun peso ed è senza alcun fondamento”.
Il Dalai Lama, pur avendo dichiarato in alcune interviste di poter essere l’ultimo del suo lignaggio – dichiarazione peraltro contestata dalla Cina che afferma che la tradizione della reincarnazione deve continuare e che il Dalai Lama non ha il diritto di abbandonarla – ha sempre sostenuto che sarà il popolo tibetano a decidere sulla necessità della prosecuzione dell’istituzione. Tuttavia, “ove l’istituzione del Dalai Lama continuasse sarò io stesso a decidere la mia reincarnazione, nessuno ha il diritto di farlo al mio posto”, ha affermato il leader religioso tibetano.
Fonte: Phayul