11 gennaio 2016. Si è tenuto a Dharamsala i giorni 9 e 10 gennaio il 5° congresso del Centro degli Scrittori Tibetani all’Estero, la sezione tibetana del PEN, l’organizzazione internazionale non governativa a difesa degli scrittori e intellettuali di tutto il mondo.
Nel corso dei lavori sono stati ricordati gli scrittori attualmente imprigionati o arrestati in Tibet per aver pubblicato scritti in prosa o in versi non graditi al governo cinese. Sono stati recitati brani dei loro poemi, scritti e canzoni. Tra gli ultimi fermati figura Lhu Konchok Gyatso, un monaco appartenente al monastero di Malho, posto sotto custodia lo scorso mese di dicembre per aver manifestato l’intenzione di pubblicare un libro sul suo viaggio attraverso l’Himalaya fino al Nepal e l’India per incontrare il Dalai Lama. Dopo aver confiscato il suo telefono cellulare il suo computer, le autorità gli hanno imposto di desistere dal suo progetto pena il carcere.
Uno scrittore tibetano, sul cui nome è mantenuto il riserbo per motivi di sicurezza, ha fatto pervenire al congresso un suo messaggio dal Tibet. “Sono un membro dell’organizzazione” – recita il messaggio – “e in quanto tale sono dispiaciuto di non poter essere presente a Dharamsala”. PEN International ha pubblicato per l’occasione un rapporto sugli scrittori tibetani attualmente in carcere documentandone gli scritti e il lavoro.
PEN International, fondata a Londra nel 1921, è un’associazione e organizzazione internazionale di scrittori. L’acronimo PEN, oltre a richiamare la parola «penna» in inglese, è l’abbreviazione di Poets, Essaysts, Novelists, cioè poeti, saggisti e romanzieri, le tre categorie di operatori intellettuali alle quali si rivolgeva originariamente l’associazione. Il PEN club gestisce un apposito Writer in Prison Committee (Comitato per gli scrittori imprigionati) che si occupa di difendere intellettuali di tutto il mondo. Il comitato fu fondato nel 1960 in risposta al crescente tentativo di mettere a tacere il dissenso imprigionando scrittori e intellettuali. Attualmente il comitato segue i casi di oltre 900 scrittori imprigionati, torturati, uccisi o anche semplicemente minacciati a causa della pratica della loro professione. Il comitato pubblica ogni due anni un libro bianco che documenta le violazioni del diritto di libertà di espressione in tutto il mondo.
Nel corso del congresso internazionale tenutosi nell’ottobre 2014, il PEN ha approvato una risoluzione sul “Diritto di libertà di parola degli scrittori in Tibet” in cui si chiede al governo cinese il rilascio e la riabilitazione senza condizioni degli scrittori in carcere, il rispetto del loro diritto alla libertà di comunicazione e al proseguimento dei loro studi ivi inclusi quelli monastici.
Fonti: Phayul – Redazione