Edizioni il Ciliegio – 2015
Euro 18.00 – pagine 325
L’ultimo lavoro di Danilo di Gangi dischiude al lettore il multiforme e incomparabile scenario di una terra incastonata tra le vette più alte del mondo, solcata da aspre vallate degradanti nel verde di giungle tropicali, bagnata da fiumi e impetuosi torrenti. Tra i ghiacci e le cime innevate di quest’angolo di mondo riecheggiano le storie e le tradizioni di popoli antichi, si intrecciano miti e leggende, gli dei si fanno presenza, il senso del divino sembra permeare l’aria rarefatta e toccare il cuore del viaggiatore. E’ il “Nepal fra Terra e Cielo” di Danilo di Gangi che, profondo conoscitore dell’Oriente, da oltre vent’anni percorre i sentieri himalayani coniugando lo studio della cultura e delle etnie locali alla personale ricerca di una propria, superiore identità.
Il racconto di questo particolarissimo viaggio nel “paese ai piedi delle montagne” ha inizio nella terra di Lo-Monthang, nome originale del territorio oggi conosciuto come Mustang, per secoli un piccolo regno indipendente e oggi definitivamente annesso al Nepal, situato a nord della valle del fiume Kali-Gandaki. E’ un autentico frammento di Tibet, con il quale confina, e nel percorrere il cammino verso l’antica capitale l’autore rievoca una pagina eroica e al contempo drammatica della resistenza tibetana dopo l’insurrezione di Lhasa nel 1959 e la fuga del Dalai Lama nell’esilio indiano. Dal 1960 al 1974 il Mustang fu infatti la base del Chusi Gangdruk, l’esercito di guerriglieri tibetani in lotta per l’indipendenza del proprio paese. Alla descrizione dell’arido paesaggio della valle, battuto e scavato dai venti, lunare e affascinante, tra i simboli e gli archetipi della religiosità tibetana, i monasteri, i piccoli insediamenti e le inaspettate oasi di verde, si alterna il dettagliato e puntuale racconto delle vicende dei fieri guerrieri Khampa, in Mustang come in Tibet anima dell’opposizione all’invasione cinese. Assieme ai protagonisti di quei giorni la narrazione rievoca le innumerevoli difficoltà militari e logistiche, i successi, le trattative, il ruolo della CIA nell’addestramento di un gruppo di reclute. Giorni di lotta e di speranza fino a quando il mutato scenario politico internazionale segnerà la sorte dei guerriglieri e lo stesso Dalai Lama, nell’intento di evitare un inutile massacro, chiederà ai tibetani increduli e in lacrime di deporre le armi. Vibrante, in queste pagine, l’amore per il Tibet e la sua causa di cui Danilo di Gangi è appassionato sostenitore.
Il viaggio prosegue nella superba cornice delle valli dell’Everest e dell’Annapurna. L’Everest è per i tibetani e per gli sherpa Chomolungma, la Dea Madre, la guardiana a cavallo di una tigre rossa. L’eco degli dei accompagna e lenisce il faticoso cammino attraverso gli alti passi del Renjo-la, del Cho-la e del Kongma-la affrontati e superati nella stagione dei monsoni, quando pioggia e vento tengono lontani trekker e turisti e il respiro possente della Dea Madre vibra nell’aria. Pianure e colline, picchi e valli, paesaggi mozzafiato, fiumi e cascate, villaggi e monasteri costellano il periplo dell’Annapurna, nome con il quale la letteratura epico-religiosa induista celebra la bellissima dea dell’abbondanza, incarnazione di Durga. Il viaggio fisico diventa un viaggio dell’anima, un percorso verso il cielo alla ricerca di una superiore conoscenza del sé e del divino.
Vicky Sevegnani