1 marzo 2016. Un giovane monaco tibetano e un ragazzo di appena 16 anni si sono dati fuoco il 29 febbraio per protestare contro l’occupazione cinese del Tibet. Il religioso è morto mentre veniva trasportato all’ospedale, il ragazzo è deceduto giovedì 3 marzo al Safdarjung Hospital di New Delhi dove era stato ricoverato in condizioni terribili: il 95% del suo corpo era ricoperto di ustioni.
Kalsang Wangdu, un monaco tibetano di soli 18 anni si è cosparso di benzina e si è dato fuoco in Tibet nei pressi del suo monastero, situato nella Contea di Nyarong, prefettura di Karze.
Avvolto dalle fiamme, ha avuto il tempo di invocare la “completa indipendenza del Tibet”. Soccorso dai passanti, che hanno cercato di spegnere le fiamme gettando acqua sul suo corpo, è deceduto prima di arrivare all’ospedale di Chengdu. Kalsang Wangdu è il primo tibetano immolatosi con il fuoco all’interno del Tibet dal 27 agosto 2015, giorno della morte di Tashi Kyi a Ngulra, un villaggio della provincia del Gansu, nel Tibet orientale.
Lo stesso giorno, il 29 febbraio, attorno alle 8.30 del mattino, Dorje Tsering, un ragazzo di soli 16 anni, si è dato fuoco a Dehradun, in India, nelle vicinanze della Casa per anziani tibetani di Doegu-Yugyalling, ad Herbertpur, dove era andato a trovare il nonno. Ricoverato in terapia intensiva il Safdarjung Hospital di New Delhi, il ragazzo era riuscito a raccontare i motivi del suo gesto. Un video scioccante lo mostra, con il volto tumefatto dalle bruciature, mentre parla dei motivi che lo hanno spinto, così giovane, a cercare la morte per la libertà del suo paese.
“Ho 16 anni e studio presso il Tibetan Children’s Village di Mussoorie”, dice Dorje Tsering prima di morire parlando attraverso la maschera di ossigeno. “In seguito all’occupazione del mio paese da parte della Cina, nel 1959, il mio popolo si è disperso, una parte vive in Tibet, altri vivono in esilio in India o in altri paesi. Da quando ero bambino ho sempre sentito il bisogno di fare qualcosa per la causa tibetana. Ho pensato che la sola cosa che mi restava da fare era autoimmolarmi. Di fronte a un’autoimmolazione la gente rimarrà scioccata e penserà che un ragazzo si è bruciato per il suo paese. Paesi come l’Inghilterra, l’America e le nazioni dell’Africa sapranno del Tibet e il loro supporto per noi si rafforzerà. Purtroppo la benzina che ho sparso sul mio corpo non è stata sufficiente a farmi bruciare completamente. Voglio solo dire che il Tibet deve riottenere al più presto la sua libertà e augurare lunga vita al Dalai Lama. Vittoria per il Tibet!”.
Parlando ai media, la madre del ragazzo ha detto di aver visto suo figlio correre e gridare mentre era avvolto dalle fiamme. Lo ha trascinato sotto un rubinetto per spegnere le fiamme. “Lo scorso settembre, parlando al telefono, mi ha chiesto se dandosi alle fiamme per la causa tibetana sarei stata orgogliosa di lui” – ha dichiarato. “Io l’ho rimproverato e spinto ad abbandonare tali pensieri. Gli ho detto che ci sono molti altri modi per servire il Tibet. Ho anche minacciato che se non avesse abbandonato questi pensieri mi sarei uccisa prima di lui. In seguito si è scusato e mi ha assicurato che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Aveva poi chiesto al padre la stessa cosa. Non abbiamo mai pensato che un ragazzo così giovane sarebbe in stato capace di compiere questo gesto, abbiamo pensato che fosse un impulso del momento, un pensiero che non avrebbe preso sul serio.
In ospedale, mi ha chiesto di non guardarlo in faccia” ha detto la madre in lutto.
Centinaia di tibetani si sono radunati all’esterno dell’ospedale per pregare e rendere omaggio alla salma di Dorjee Tsering. Il suo corpo è stato cremato domenica 6 marzo a Dharamsala.
Fonti: Tibet Information Network – Phayul