“In questo difficile momento, il Dalai Lama si è recato nel Tibet meridionale probabilmente perché pressato dall’India e per compiacere lo stato che da anni lo ospita”, prosegue la testata.
Secondo Hu Shisheng, ricercatore presso l’Istituto Cinese di Relazioni Internazionali, “la presenza e le attività del Dalai Lama nel Tibet meridionale possono tradursi in sentimenti anticinesi tra le popolazioni che vivono nella regione. Ove lo scontro dovesse farsi più aspro, il governo cinese sarà costretto ad affrontarlo e risolverlo nel modo che la stessa India ha deciso”.
L’indiano Brajesh Mishra, ex consigliere per la sicurezza nazionale, ha così dichiarato: “Da parte nostra non vi è nulla di nuovo, l’India ha già fatto tutto ciò che andava fatto e stiamo solo confermando la nostra posizione. Fino a quando il Dalai Lama non si occupa di politica, è libero di recarsi in visita in ogni parte del paese”.
Da Tawang, i corrispondenti della stampa locale hanno fatto sapere che i funzionari indiani hanno rifiutato i visti d’ingresso in Arunachal Pradesh ai giornalisti e che attorno al Dalai Lama è stato predisposto un vero e proprio cordone di sicurezza che ha reso impossibile rivolgergli qualsiasi domanda.
Fonte: Times Now/Phayul