La Cina annulla tutti i permessi di ascensione all’Everest per l’autunno 2017

bandiera sull'Everest13 giugno 2017. La Cina ha ufficialmente annullato tutti i permessi di ascensione alla vetta dell’Everest dal versante tibetano per l’autunno 2017 a causa di una scalata “illegale” effettuata nel mese di maggio da un alpinista polacco.

Il comunicato pubblicato il 7 giugno dalla China Tibet Mountaineering Association così recita: “Siamo spiacenti di informarvi che a causa della scalata illegale dell’ Everest dell’alpinista polacco Janusz Adamski, che è salito dal versante settentrionale per scendere dal versante nepalese il 21 maggio 2017, i regolamenti  interni verranno regolati e migliorati. Pertanto, China Tibet Mountaineering Association inizierà ad effettuare le ispezioni a luglio. Per risolvere questi problemi in anticipo e garantire un buon servizio alle spedizioni che si svolgeranno nel 2018, non saranno concessi permessi di salita nell’autunno 2017 con approvazione dell’Ufficio Sport della Regione autonoma del Tibet, della Cina e della China Tibet Mountaineering Association”.

L’alpinista polacco si difende affermando di aver dovuto effettuare illegalmente la traversata dal versante tibetano a quello nepalese non essendo previsto il rilascio di permessi per attraversare entrambi i paesi. Il Nepal ha vietato a Janusz Adamski qualsiasi scalata alle montagne del suo territorio per i prossimi dieci anni. Ma al quotidiano The Himalayan Times lo scalatore ha dichiarato: “Sono pronto ad affrontare qualsiasi sfida legale in Nepal per salvaguardare il più grande successo della mia vita. Non ho mai rimpianto quello che ho fatto”.

Nonostante il comunicato non faccia alcun riferimento al caso dell’esposizione sulla cima dell’Everest di una grande bandiera tibetana e di una fotografia del Dalai Lama ad opera di un gruppo di scalatori indiani dello stato del Ladakh – immagini postate dagli ascensionisti sulle loro pagine Facebook – funzionari del Dipartimento del Turismo nepalese hanno dichiarato che le autorità cinesi hanno espresso il loro disappunto per il verificarsi di tali “malevoli” gesti che potrebbero minare le buone relazioni tra i due paesi. Il divieto cinese, che si estende anche alle cime del Cho-Oyu e dello Shishapangma, non riguarda la salita dal versante nepalese dell’Everest, la via preferita dalla maggior parte degli alpinisti.

Esclusa la possibilità di scalare la vetta nella prossima stagione autunnale e alla luce dei rigidi regolamenti che la Cina si appresta a varare per la stagione 2018, riportiamo quanto pubblicato sul sito Asianews.it in data 12 giugno: “Sulle motivazioni che hanno spinto la Cina a sospendere tutti i permessi per quest’anno e ad annunciare norme più restrittive per gli scalatori nel 2018 ci sono diverse ipotesi all’apparenza più consistenti della singola bravata di Adamsky. Nel 2022 si svolgeranno le Olimpiadi invernali di Pechino, in occasione delle quali l’amministrazione cinese sta realizzando in Tibet 800 stabilimenti con migliaia e migliaia di piste da sci e centinaia di hotel, ristoranti e relative infrastrutture. L’obiettivo dichiarato è quello di accrescere il numero di sciatori in Tibet dagli attuali 5 milioni a 300 milioni nell’arco di 15 anni. […]Infine, sulle montagne del Karakorum si stanno sviluppando gli interessi relativi al progetto del corridoio economico con investimenti per 46 miliardi di dollari in infrastrutture per collegare la Cina con l’Oceano indiano”.

Fonti: Phayul – AsiaNews – Mountainblog Italia