3 ottobre 2017. Nel 30° anniversario dell’Insurrezione Tibetana del 1987, il movimento Free Tibet in collaborazione con Tibet Watch ha raccolto in un volume immagini inedite dell’insurrezione repressa con inaudita violenza dalla polizia cinese.
Fu un gruppo di ventuno monaci del monastero di Drepung, uno dei maggiori di Lhasa assieme a quelli di Sera e Ganden, a dare inizio alla protesta, il 29 settembre 1987. “La mattina presto, per non attrarre l’attenzione, i monaci si incamminarono alla volta di Lhasa”- si legge nella prefazione al volume –, “fecero prima sosta in una casa da tè e, circa alle 9.00, si diressero verso il Barkhor. Reggevano una bandiera tibetana disegnata su di un pezzo di cotone e gridavano ‘Il Tibet è indipendente’, ‘Possa il Dalai Lama vivere mille anni’. Nel volgere di poco tempo, almeno cento tibetani si unirono a loro. I monaci e cinque laici furono arrestati ma in quel primo giorno di protesta la folla fu dispersa senza violenza.
Quattro giorni dopo, il 1° ottobre, ventitré monaci del monastero di Sera raggiunsero Lhasa e il Barkhor reggendo la bandiera tibetana, chiedendo l’indipendenza del Tibet e la liberazione dei confratelli arrestati il 29 settembre”. Fu la scintilla che infiammò l’intero Tibet. Migliaia di persone, in tutto il paese scesero nelle strade chiedendo libertà e giustizia. La repressione fu violentissima, incalcolabile il numero dei morti, dei feriti e delle persone arrestate. Le date del 29 settembre e del 1°ottobre 1987 segnarono l’inizio di quella incredibile rivolta popolare che si concluse il 7 marzo 1989 con l’imposizione della legge marziale a Lhasa per ordine dell’allora premier cinese Li Peng. La legge marziale restò in vigore fino al 30 aprile 1990.
Il 30° anniversario della rivolta di Lhasa è stato commemorato a Dharamsala con una mostra fotografica allestita dal GuchuSum, il movimento che riunisce gli ex prigionieri politici tibetani. “Evento di grande importanza storica per la lotta del popolo tibetano” – ha dichiarato Lhagyari Namgyal Dolkar, presidente dell’organizzazione – “perché l’insurrezione del 1987 ha segnato l’inizio del movimento per l’indipendenza del Tibet ed è stata la più grande dopo quella del 1959, quando la popolazione di Lhasa si sollevò contro l’occupazione cinese”.
Mentre la commemorazione era in corso, Wen Qi Zhu, una donna cinese con passaporto americano ha strappato le fotografie della protesta e della repressione dei tibetani gridando che le immagini erano “false” e che quanto rappresentavano non era mai accaduto in Cina. Con un paio di forbici ha cercato di tagliare le foto. Membri del GuchuSum e la stessa Lhagyari Namgyal Dolkar sono intervenuti e, non senza fatica, sono riusciti a fermarla.
Fonti: The Tibet Post – Phayul