5 dicembre 2018. Ingenti forze di polizia hanno presidiato il tempio del Jokhang in occasione della ricorrenza del Gaden Nga Choe, l’evento religioso che commemora Je Tsongkhapa, insigne maestro del buddismo tibetano.
I pellegrini che da tutto il Tibet ogni anno si recano al tempio del Jokhang per celebrare la vita del grande maestro tibetano sono stati strettamente sorvegliati da un ingente numero di forze di polizia: “una prova di forza e di esibizione del potere”, secondo quanto ha riferito a Radio Free Asia uno dei partecipanti all’evento. I devoti ricordano Lama Tsongkhapa il 25° giorno del decimo mese del calendario tibetano, giorno della morte del Maestro, nel 1419. Quest’anno, secondo il nostro calendario, la ricorrenza è caduta il 2 dicembre. I pellegrini accendono lampade votive, praticano riti di purificazione, compiono le prostrazioni e recitano preghiere di elevazione spirituale. In questa occasione i tibetani celebrano anche il Shichoed, il giorno della morte di Jamchen Choeje Yeshi, avvenuta nel 1443, fondatore del monastero di Sera e uno dei più importanti discepoli di Tsongkhapa. Due ricorrenze importanti durante le quali i pellegrini, sia residenti a Lhasa sia provenienti da altre aree del Tibet occupato, affollano giorno e notte il Jokhang e l’adiacente strada del Barkhor.
Nei due giorni della durata dell’evento religioso, il governo cinese ha dispiegato un ingente numero di poliziotti armati, anche in borghese, per sorvegliare i pellegrini. “Il governo cinese ha spiegato che la massiccia presenza della polizia era necessaria per motivi di sicurezza” – ha riferito un devoto – “ma in realtà i controlli sono rigorosi e, pur consentendo alle persone di entrare nel tempio e celebrare l’evento, le forze dell’ordine sono pronte a intervenire duramente al primo episodio ritenuto sospetto”.
Ricordiamo che nel febbraio 2018 un incendio è divampato nello Tsuglakhan, il complesso monastico di cui da parte il tempio del Jokhang. Non si è mai saputo con certezza se le fiamme sono divampate nel Jokhang o in una cappella ad esso adiacente né è stata mai appurata l’entità dei danni. Secondo alcune ricostruzioni l’incendio potrebbe essersi sviluppato al secondo piano del tempio danneggiando, anche se solo parzialmente, la famosa statua del dodicenne Jowo Buddha Sakyamuni portata in Tibet, secondo la tradizione, dalla moglie cinese del re tibetano Songtsen Gampo.
Fonti: Radio Free Asia – redazione