Tibet: le autorità cinesi si vantano di aver adottato misure contro la “cricca” del Dalai Lama e a difesa della sicurezza nazionale

barkhor-Street-in-Lhasa214 gennaio 2019. Il governo cinese della cosiddetta Regione Autonoma Tibetana ha orgogliosamente dichiarato di aver dato un taglio netto ed espresso una chiara posizione nei confronti della “cricca” del Dalai Lama e a difesa della salvaguardia degli interessi nazionali.

E’ quanto affermato da Qi Zhala, presidente del governo della regione, nella relazione presentata il 10 gennaio in occasione della seconda sessione dell’11° Congresso del Popolo della “Regione Autonoma”. “Il governo – ha dichiarato -, con fermezza e in modo risoluto, ha avuto la meglio sulle attività secessioniste, di infiltrazione e di sabotaggio compiute da forze ostili sia all’interno del paese sia all’estero”. Ha inoltre fatto sapere che, oltre ad adottare drastiche misure per salvaguardare la stabilità della regione in particolari occasioni, il governo ha lanciato una campagna di “educazione” dei monaci e delle monache, ha migliorato le norme che consentono la gestione a lungo termine dei monasteri e rafforzati i rapporti con i paesi di frontiera al fine di garantire armonia e stabilità.

Le autorità cinesi della “Regione Autonoma Tibetana” hanno inoltre reso noto che, allo scopo di incrementare del 50% il numero dei visitatori, sarà dimezzato il tempo necessario per ottenere il visto di ingresso in Tibet. Normalmente i turisti di nazionalità non cinese necessitano, oltre al visto per entrare in Cina, di uno speciale permesso di viaggio per entrare in Tibet. Il governo cinese afferma che questo secondo requisito è necessario per la salvaguardia delle peculiari tradizioni etniche e culturali del paese, per garantire la protezione ecologica dell’ambiente nonché in considerazione della capacità ricettiva del luogo. Ciò non spiega comunque perché solo a decine di migliaia di turisti stranieri che ogni anno si recano in Tibet – a fronte delle decine di milioni di turisti cinesi -, sia richiesto questo documento supplementare. In realtà la Cina vuole impedire l’ingresso in Tibet ad alcune categorie di richiedenti quali ad esempio i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani o ambientali (nella foto la strada del Barkhor a Lhasa).

Nella sua relazione, Qi Zhala ha fatto sapere che il governo della Regione Autonoma ritiene che nel 2019 entreranno in Tibet 40 milioni di turisti contro i 33.69 milioni di presenze registrate lo scorso anno e intende adoperarsi per raddoppiare il numero dei pellegrini provenienti dall’estero.

Fonte: TibetanReview.net