15 ottobre 2019. Nel corso della sua visita in Nepal il presidente cinese Xi Jinping ha minacciato di distruggere chiunque osi reclamare l’indipendenza dalla Cina o sostenga queste rivendicazioni.
L’agenzia ufficiale di stato cinese Xinhua riferisce che domenica 12 ottobre, durante il suo incontro con il Primo Ministro nepalese Sharma Oli, il presidente Xi Jinping si è così espresso: “Chiunque cerca di dividere la Cina, in qualunque parte della nazione, finirà con i corpi maciullati e le ossa rotte. E i tentativi di ogni forza esterna a sostegno di questo progetto saranno bollati dal popolo cinese come un inutile sogno”. La minaccia è rivolta soprattutto ai ventimila rifugiati tibetani presenti in Nepal ma è anche un chiaro avvertimento rivolto a Hong Kong e Taiwan. In concomitanza con l’arrivo in Nepal di Xi Jinping – la prima visita nel paese himalayano di un presidente cinese da 23 anni a questa parte – la polizia di Kathmandu ha arrestato, in diverse zone della città, ventidue attivisti tibetani che si preparavano a inscenare una manifestazione di protesta. Le forze dell’ordine hanno fatto sapere che indossavano capi di abbigliamento con la scritta “Tibet libero” e reggevano bandiere tibetane.
Il Primo Ministro Oli ha riaffermato l’assoluta fedeltà del paese alla linea politica denominata “una sola Cina” e ha dichiarato che il Nepal non consentirà ad alcuna forza ostile di usare il suo territorio per organizzare attività separatiste. Xi ha detto di apprezzare l’incondizionata adesione del governo di Kathmandu alla “one-China Policy” e il suo adoperarsi a difesa dei fondamentali interessi di Pechino.
A fronte dei numerosi accordi siglati e del cospicuo finanziamento (3.5 miliardi di Remibi) promesso dalla Cina al Nepal quale contributo alla realizzazione di programmi di sviluppo, è stato momentaneamente congelato il trattato di estradizione che consentirebbe a Pechino e a Kathmandu la reciproca consegna di criminali veri o presunti. Gli organi di stampa nepalesi riferiscono che l’intesa è stata accantonata in quanto “localmente osteggiata” e per il timore che leda la sovranità del paese. Sul merito del ventilato accordo, Human Rights Watch aveva preventivamente dichiarato che, ove stipulato, non avrebbe dovuto consentire al Nepal di consegnare al governo cinese persone quali rifugiati politici, attivisti e giornalisti passibili, se estradati, di processi sommari, tortura o maltrattamenti. E’ quanto potrebbe accadere ai profughi tibetani, molti dei quali senza documenti e già oggetto di trattamenti molto duri da parte delle autorità nepalesi.
Fonti: Tibet Sun – Phayul – AsiaNews