Cina, le mascherine per l’Italia, la libertà di parola soffocata

12 marzo 2020

Roma (AsiaNews) – Una pioggia di doni sta per sommergere l’Italia. Grazie ai buoni rapporti fra il nostro ministero degli esteri e Pechino, arriveranno presto (e gratis) 100mila mascherine di massima tecnologia; 20mila tute protettive, oltre a 50mila tamponi per effettuare test diagnostici per il coronavirus. In più, “grazie all’amicizia e alla solidarietà” con l’impero di mezzo, l’Italia potrà acquistare e ricevere al più presto – con canali di favore – 1000 ventilatori polmonari per aiutare i nostri malati di coronavirus a respirare.

In un momento di drammatica emergenza come quella che vive il nostro Paese e con il timore di vedere ancora più malati nei prossimi giorni, passi simili potranno ridurre il rischio di collasso delle nostre strutture ospedaliere. E per questo è giusto esprimere un sincero grazie al governo cinese.

Disturba però tutta la pubblicità che si sta facendo attorno a questi doni: la lettera di Xi Jinping al nostro presidente della Repubblica, che esalta il “futuro condiviso” dell’umanità; il tifo dell’ambasciata cinese a Roma, con lo slogan “Forza Cina e Italia!”; i video di sconosciuti cinesi che spronano l’Italia ad “aggiungere benzina” per ripartire con forza (“Itali jia you!”).

La valanga di doni e le effusioni di amicizia mostrano una Cina vittoriosa sul coronavirus, pronta ormai ad aiutare il mondo intero a partire dall’Italia. L’impressione è però che con questo spettacolo di amicizia così gridato, Pechino voglia indossare una maschera per nascondere le responsabilità che essa ha avuto ed ha ancora sull’emergenza coronavirus. E non parliamo soltanto delle vendite di animali selvatici al mercato di Wuhan: parliamo del silenzio delle autorità durato oltre un mese, prima di lanciare l’allarme.

Proprio mentre Pechino dona respiratori all’Italia, dobbiamo parlare soprattutto del soffocamento sistematico che i leader hanno attuato verso dottori e giornalisti che già nel dicembre scorso mettevano in guardia ospedali, amici, autorità su una polmonite simile alla Sars, ma più dannosa.

Con grande coraggio, in questi giorni in cui Xi Jinping cerca di mostrarsi vincitore della guerra contro il virus, i dottori di Wuhan hanno denunciato il silenzio e le oppressioni a cui sono stati sottoposti e le menzogne fabbricate dalle autorità. Alcuni di loro, come Li Wenliang, e tanti altri, sono morti della stessa malattia che hanno additato.

La dottoressa Ai Fen, del centro di emergenza dell’ospedale centrale di Wuhan, anch’essa con coraggio, ha raccontato a un giornale i suoi continui tentativi di spingere le autorità dell’ospedale e quelle civiche e provinciali a prendere provvedimenti contro il virus. Ma invano. È probabile che se l’allerta di questi dottori fosse stato ascoltato, l’epidemia di coronavirus non sarebbe divenuta una pandemia.

Ora questi dottori e molti intellettuali chiedono garanzie per la libertà di parola in Cina, e invece ricevono minacce e arresti.

Io penso che i doni della Cina all’Italia sarebbero ancora più graditi se Pechino e Xi Jinping regalasse al suo popolo la libertà di parola e di stampa. Farebbe un favore alla sua gente e al mondo intero. E penso anche che se i nostri politici italiani vogliono davvero essere amici della Cina, non possono nascondere a Pechino questa verità

Di Bernardo Cervellera

AsiaNews – 12 marzo 2020