Abbiamo pagato caro le menzogne della Cina.
“Questo è uno dei peggiori insabbiamenti della storia umana, e il mondo sta affrontando una pandemia globale”, ha dichiarato il deputato americano Michael T. McCaul, influente membro repubblicano della Commissione per gli Affari Esteri del Congresso, prima che la comunità dell’intelligence statunitense arguisse, in un rapporto riservato alla Casa Bianca, che la Cina ha nascosto l’origine e l’entità della catastrofica epidemia di coronavirus.
“Il fallimento [del Partito comunista cinese] ha scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone”, ha scritto il 1° aprile scorso il cardinale Charles Maung Bo, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. “Mentre rileviamo il danno arrecato alle vite di tutto il mondo, dobbiamo chiederci: chi è il responsabile?”
“…c’è un governo che ha la responsabilità primaria, a motivo di ciò che ha fatto e di ciò che ha mancato di fare, e questo è il regime del Partito comunista cinese a Pechino. Vorrei essere chiaro: è il PCC a essere responsabile, non il popolo della Cina. (…) Bugie e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite in tutto il mondo. (…) Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’intensa repressione della libertà di espressione in Cina. Avvocati, blogger, dissidenti e attivisti della società civile sono stati rastrellati e sono scomparsi.”
Un’altra persona è appena scomparsa: Ai Fen, un medico cinese che ricopriva l’incarico di responsabile del pronto soccorso dell’Ospedale centrale di Wuhan, aveva lavorato con il compianto dottor Li Wenliang. Ai, la quale ha affermato che i suoi superiori avevano messo a tacere i suoi primi avvertimenti sul coronavirus, sembra essere svanita nel nulla. Secondo 60 Minutes Australia, non si sa dove si trovi. Sono scomparsi anche i giornalisti che hanno visto quello che è accaduto a Wuhan. Caixin Global ha riferito che ai laboratori che hanno sequenziato il virus nel dicembre scorso era stato ordinato dalle autorità cinesi di consegnare o distruggere i campioni e di non rendere noti i risultati. “Se avessi saputo che cosa sarebbe successo, me ne sarei infischiata dei rimproveri da parte dei miei superiori. Ne avrei parlato con chiunque, dove avrei potuto”, aveva detto Ai Fen in un’intervista a marzo. Queste sono state le sue ultime parole.
Ma nessuna parola è stata spesa su come sia iniziata questa pandemia. Mercato umido? Una grotta piena di pipistrelli? Pangolini? O laboratori di armi biologiche? Non ci sono medici, giornalisti, analisti od osservatori internazionali stranieri a Wuhan. Se il virus è uscito da un mercato ittico o da una grotta, perché la Cina ha ostacolato le indagini a tal punto? Perché a dicembre, Pechino ha ordinato agli scienziati cinesi di distruggere le prove del virus? Perché i funzionari cinesi hanno affermato che sono stati i soldati statunitensi a portare il virus a Wuhan? Perché dovrebbe essere considerato increscioso il fatto che un presidente americano definisca “cinese“, un virus che ha avuto origine in Cina.
Chi ha annunciato l’11 gennaio che il mercato umido di Wuhan è stato all’origine della sua epidemia? Il regime cinese. È stato successivamente scoperto che il primo caso noto di Covid-19 risaliva al 17 novembre 2019.
Lo stesso regime cinese ha in seguito affermato che questo coronavirus “potrebbe non aver avuto origine in Cina”. Quale scienziato o istituzione stimata può ora fidarsi di tutto ciò che arriva dalla Cina?
Molti autorevoli scienziati hanno respinto l’affermazione che il virus Covid-19 è un patogeno ingegnerizzato. Questa conclusione pare sia basata sul fatto che Wuhan ha due importanti laboratori di ricerca sul virus: il Centro Wuhan per il controllo e la prevenzione delle malattie, che sembra sorgere a meno di un miglio dal mercato, e l’Istituto di Virologia di Wuhan, che ha un livello 4 di biosicurezza (BSL-4), ed è un laboratorio che si occupa dei patogeni più letali al mondo, situato a soli sette miglia dal mercato. La notizia è stata immediatamente ed enfaticamente liquidata come una “teoria cospirazionista“.
Questi scienziati sostengono che un virus ha probabilmente avuto origine tra la fauna selvatica prima che si diffondesse nell’uomo, trasmesso probabilmente attraverso un mercato alimentare a Wuhan. Dicono che mediante il sequenziamento genetico, sono riusciti a identificare il colpevole del Covid-19 come un coronavirus dei pipistrelli. Fine della storia? La scienza per fortuna inizia ponendo domande per poi cercare risposte.
Sembra che i pipistrelli non siano stati venduti al mercato umido di Wuhan. In uno studio del gennaio scorso, The Lancet ha rilevato che il primo caso di Covid-19 a Wuhan non aveva alcun legame con il mercato. L’articolo di Lancet, scritto dai ricercatori cinesi di diverse istituzioni, ha circostanziato che 13 dei 41 dei primi casi non avevano alcun legame con il mercato. “Tredici casi non correlati, è un gran numero”, ha commentato Daniel Lucey, uno specialista in malattia infettive presso la Georgetown University. Com’è iniziata l’epidemia?
“Ora sembra chiaro che il mercato del pesce non è l’unica fonte del virus, ma ad essere sinceri, non sappiamo ancora da dove provenga il virus”, osserva Bin Cao, specialista in malattie respiratorie polmonari della Capital Medical University, e co-autore dell’articolo di Lancet.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha affermato che il Partito comunista cinese sta nascondendo le informazioni sul coronavirus.
Se non lo sappiamo, è necessario essere aperti a tutte le possibilità.
“A meno di 300 metri dal mercato del pesce si trova la filiale di Wuhan del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie”, ha scritto David Ignatius del Washington Post.
“Ricercatori di quella struttura e del vicino Istituto di Virologia di Wuhan hanno pubblicato articoli sulla raccolta dei campioni del coronavirus nei pipistrelli provenienti da tutta la Cina, allo scopo di studiarli per prevenire future malattie. Uno di questi campioni è sfuggito accidentalmente o sono stati depositati rifiuti pericolosi in un luogo da dove poi si è diffuso il virus?”
La “raccolta dei campioni dei virus” presumibilmente non esclude la possibilità di un “virus sfuggito accidentalmente”. Peggio ancora, se la Cina non è in grado di proteggere i propri laboratori, dovrebbe essere ritenuta responsabile e costretta a pagare per il devastante danno globale.
“Gli esperti sanno che il nuovo coronavirus non è un’arma biologica. Non sono d’accordo sul fatto che possa essere sfuggito accidentalmente da un laboratorio di ricerca”, ha dichiarato The Bulletin of the Atomic Scientists. Il professor Richard Ebright del Waksman Institute of Microbiology della Rutgers University, e un eminente esperto di biosicurezza, concorda con gli autori di Nature Medicine che il coronavirus non è stato deliberatamente manipolato. Ma Ebright ritiene possibile che la pandemia COVID-19 sia iniziata come un incidente nel laboratorio di Wuhan, noto per aver studiato i virus dei pipistrelli:
“La raccolta di virus o l’infezione da virus di animali con le caratteristiche di trasmissione del virus dell’epidemia costituirebbe un rischio sostanziale di infezione per un addetto al laboratorio e tramite l’addetto al laboratorio per la popolazione”.
Ebright ha inoltre affermato che i coronavirus dei pipistrelli vengono studiati a Wuhan a livello di biosicurezza 2, “che fornisce solo una minima protezione” rispetto al BSL-4 che ha un livello di sicurezza superiore.
“Noi non sappiamo cosa sia accaduto, ma ci sono molte ragioni per credere che si sia trattato di una fuoriuscita di qualche tipo”, ha detto a Die Weltwoche Gordon Chang, esperto di Cina.
“Nessuno è stato in grado di studiarlo. Come si può affermare che non sia sfuggito da un laboratorio se non si può avere accesso al laboratorio? In effetti, abbiamo visto Pechino fare del proprio meglio per impedire ai virologi e agli epidemiologi di recarsi a Wuhan. Il team dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si è recato a Wuhan per circa mezza giornata con una sola parte del team.”
Questo è un altro grosso problema. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che potrebbe avere un ruolo chiave nel fare luce sulle origini dell’epidemia di Wuhan, è ora accusata di essere “complice del coronavirus cinese“. Fino al 14 gennaio, l’OMS ha affermato che secondo le autorità sanitarie cinesi nel Paese non vi era stata ancora alcuna trasmissione all’uomo del coronavirus.
La Cina presenta rischi di biosicurezza per l’intero pianeta. Un anno prima che fosse identificato il primo caso di Covid-19 a Wuhan, agenti di protezione doganale e delle frontiere statunitensi all’aeroporto di Detroit hanno fermato un biologo cinese che trasportava nel proprio bagaglio tre fiale con l’etichettatura “Anticorpi”. Secondo un rapporto redatto dall’intelligence tattica dell’FBI, come si legge sul sito di Yahoo News:
“L’ispezione della scritta sulle fialette e il destinatario dichiarato hanno indotto il personale preposto all’ispezione di ritenere che quanto contenuto nei flaconcini possa essere utilizzabile per la Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS) e per la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS)”.
Perché la Cina ha a che fare con virus pericolosi?
Secondo Yanzhong Huang, un ricercatore di salute globale presso il Council on Foreign Relations:
“Si ritiene che una violazione della sicurezza all’interno di un laboratorio del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie abbia causato a Pechino nel 2004 quattro casi sospetti di SARS, tra cui un decesso. Un incidente simile ha provocato nel dicembre del 2019 un’infezione da brucellosi per 65 addetti al laboratorio dell’Istituto di Ricerca Veterinaria di Lanzhou. Nel gennaio scorso, un rinomato scienziato cinese, Li Ning, è stato condannato a 12 anni di prigione per aver venduto animali usati negli esperimento ai mercati locali”.
A febbraio, Botao Xiao e Lei Xiao della South China University of Technology di Guangzhou hanno scritto in un documento di ricerca:
“Oltre alle origini della ricombinazione naturale e dell’ospite intermedio, il coronavirus killer probabilmente viene da un laboratorio a Wuhan. Potrebbe essere necessario rafforzare il livello di sicurezza [sic] dei laboratori ad alto rischio biologico”.
Xiao ha poi detto al Wall Street Journal di aver ritirato l’articolo perché “non era supportato da prove dirette”.
In passato, si erano già verificati degli incidenti nei laboratori cinesi. Nel 2010, i ricercatori pubblicarono come dato di fatto: “Il caso più famoso di un ceppo di laboratorio sfuggito è il virus della riemergente influenza A sottotipo H1N1, osservato per la prima volta in Cina nel maggio del 1977 e in Russia subito dopo”. Il virus potrebbe essere sfuggito da un laboratorio che cercava di produrre un vaccino in risposta all’allerta di pandemia di influenza suina negli Stati Uniti.
Nel 1999, Ken Alibek, disertore negli Stati Uniti ed ex primo vicedirettore del settore ricerca e produzione del programma di armamento biologico sovietico, rivelò che secondo i funzionari sovietici la Cina aveva subìto un grave incidente in uno degli impianti biologici segreti, causando due gravi epidemie di febbre che flagellarono il Paese alla fine degli anni Ottanta. “I nostri analisti”, ha scritto Alibek nel suo libro, Biohazard, “hanno arguito che tali epidemie vennero provocate da un incidente verificatosi in un laboratorio in cui gli scienziati cinesi stavano cercando di trasformare le malattie virali in armi”.
Nel 2004, l’Organizzazione Mondiale della Sanità rese noto che due ricercatori di un laboratorio di Pechino si infettarono mentre lavoravano su campioni del virus della SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave). L’OMS denunciò violazioni delle procedure di sicurezza e il direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Li Liming, rassegnò le dimissioni. La rivista Science inoltre affermò che “per la terza volta in meno di un anno, un’epidemia di SARS sembra aver avuto origine da un errore commesso in un laboratorio”.
Inoltre, tre anni fa, quando la Cina aprì il laboratorio a Wuhan, Tim Trevan, uno specialista di biosicurezza del Mayland, disse a Nature di essere preoccupato per la sicurezza dell’edificio perché “le strutture in cui tutti si sentono liberi di parlare e la trasparenza delle informazioni sono importanti”. Libertà di espressione e informazione libera è esattamente quello che il regime cinese ha contrastato a dicembre e gennaio.
Un video cinese di un ricercatore di Wuhan, Tian Junhua, che è stato diffuso poche settimane prima dello scoppio dell’epidemia a Wuhan, mostra Junhua, che cattura in una grotta pipistrelli portatori di virus. Nel video (prodotto dalla China Science Communication, gestita dalla China Association for Science and Technology), Tian dice:
“Non sono un medico, ma lavoro per curare e salvare le persone. (…) Non sono un soldato ma lavoro per salvaguardare un’invisibile linea di difesa nazionale”.
Pare che Tian abbia anche asserito:
“Mentre lavoro ho paura delle infezioni e di perdermi. A causa della paura, faccio ogni passo con estrema cautela. Più mi sento spaventato, più eseguo ogni dettaglio con cura. Perché il processo di ricerca dei virus è anche il modo più facile per esporsi a essi. Spero che questi campioni di virus vengano conservati solo per la ricerca scientifica e che non verranno mai utilizzati nella vita reale”.
Per un mese, il Partito comunista cinese, invece di combattere il contagio, ha fatto del suo meglio per censurare tutte le informazioni sull’epidemia di Covid-19. Dopo che il 20 gennaio il presidente Xi Jinping ha annunciato una “guerra del popolo” contro l’epidemia, i servizi di sicurezza cinese hanno perseguito 5.111 casi di “fabbricazione e diffusione deliberata di informazioni false e dannose”. I difensori dei diritti umani hanno documentato diversi tipi di punizione, tra cui arresti, sparizioni, multe, interrogatori, confessioni forzate e “rimproveri educativi”.
Successivamente, la Cina ha mentito sul numero reale dei morti. Ci sono foto di lunghe file di urne funerarie accatastate che vengono salutate dai familiari nelle strutture funerarie di Wuhan. All’esterno di tali strutture, camion in attesa hanno caricato 2.500 urne. Secondo i dati ufficiali cinesi, a Wuhan sono 2.548 i morti per Covid-19. Secondo un’analisi di Radio Free Asia, sette strutture funerarie di Wuhan hanno distribuito 500 urne funerarie ciascuna per 12 giorni consecutivi, dal 23 marzo al 5 aprile – data in cui ricorre il tradizionale giorno della “pulizia delle tombe” – un lasso di tempo in cui si sarebbero contate 42 mila urne, o dieci volte di più rispetto alla cifra ufficiale.
A febbraio, i forni crematori di Wuhan hanno lavorato 24 ore al giorno per far fronte al massiccio afflusso di salme infette. A quanto pare, le autorità di Wuhan hanno esortato i familiari delle vittime a seppellire i morti “in modo rapido e silenzioso“.
Ma “virus naturale” non esclude l’ipotesi che sia sfuggito da un laboratorio dove i patogeni vengono raccolti e studiati. Gli autori di Nature Medicine “ci lasciano dove eravamo prima: con una base per escludere [un coronavirus] costruito in laboratorio, ma con nessuna base per escludere un incidente di laboratorio”, ha commentato il professor Ebright.
“Potrebbe infuriare un dibattito su quale centro [di ricerche] è coinvolto, ma a questo punto sembra innegabile che un centro sia stato direttamente coinvolto con ricerche sui virus, anche se non necessariamente sulla creazione di un virus”, ha scritto padre Renzo Milanese, un missionario cattolico di lunga data a Hong Kong.
“In altre parole, nella fase iniziale il virus è passato da un centro di ricerche a Wuhan. È anche fuori discussione che le autorità fossero a conoscenza della pericolosità del virus, non hanno informato nessuno e hanno cercato di tenere nascosti i fatti”.
Il senatore americano Josh Hawley ha presentato una risoluzione che chiede un’indagine internazionale sulla gestione della diffusione del virus da parte della Cina. Secondo Hawley:
“Il Partito comunista cinese era a conoscenza della realtà del virus già a dicembre, ma ha ordinato ai laboratori di distruggere i campioni e ha costretto i medici a tacere. È tempo di aprire un’indagine internazionale sul ruolo che la loro copertura ha avuto nella diffusione di questa devastante pandemia”.
Ammettere un errore, come hanno fatto i giapponesi dopo l’incidente nucleare di Fukushima nel 2011, potrebbe essere per un Paese un modo per essere nuovamente accettato dalla comunità internazionale. Censurare, negare e insabbiare, come sta facendo la Cina, non lo è.
“La Cina afferma che il virus letale non è sfuggito dal suo laboratorio biologico”, ha dichiarato Steven W. Mosher, un esperto di Cina del Population Research Institute. “Bene. Lo dimostri pubblicando i registri di ricerca del laboratorio di Wuhan”.
Di Giulio Meotti
Gatestone Institute