Hong Kong, proteste pro democrazia e contro il rinvio delle elezioni: almeno 100 arresti

Sono un centinaio le persone le persone arrestate durante le proteste contro la decisione del governo di rinviare le elezioni di Hong Kong, che si sarebbero dovute tenere oggi. La manifestazione, non autorizzata, ha ricevuto oltre 10mila adesioni online. Il 31 luglio la governatrice Carrie Lam aveva rimandato il voto di un anno, al 5 settembre 2021, ufficialmente a causa della pandemia di Covid. Una decisione molto criticata dall’opposizione, già provata dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino.

Secondo quanto riportato dal quotidiano South China Morning Post, la polizia in tenuta antisommossa ha usato spray e cartucce urticanti per disperdere la folla nel quartiere Mong Kok di Kowloon. Alle 17 locali (le 11 in Italia) gli arresti riferiti dalle forze dell’ordine erano già 90, con l’accusa di assemblea illegale.

Il rinvio del voto

l rinvio del voto per il rinnovo del parlamentino locale, annunciato da Lam, è stato duramente contestato dall’opposizione pro democrazia che puntava a raccogliere un successo pieno, replicando l’esito delle elezioni distrettuali del 2019 sulla spinta del radicato sentimento anti-governativo. Centinaia di agenti hanno riempito il distretto di Kowloon in vista delle odierne manifestazioni. Già nel pomeriggio, gli agenti hanno reagito agli slogan come “Ridatemi il mio voto!” e “poliziotti corrotti”. Nelle immagini trasmesse in diretta, anche sull’account Facebook della polizia, si è visto il fermo di tre noti attivisti pro democrazia: Leung Kwok-hung, Figo Chan e Raphael Wong della Lega Socialdemocratica sono stati arrestati dopo aver srotolato uno striscione davanti all’Hotel Eaton in cui denunciavano lo slittamento del voto

Prelevato da casa attivista Tam Tak-chi

Poche ore prima della manifestazione è stato arrestato anche un noto attivista dell’opposizione Tam Tak-chi, prelevato dalla sua abitazione nella zona nord-orientale dell’ex colonia britannica con l’accusa di “aver pronunciato discorsi sediziosi”, contro la contestata legge sulla sicurezza voluta dalla Cina. La polizia ha precisato che l’arresto non è stato eseguito in base alla nuova legge sulla sicurezza ma in base all’articolo 10 del codice penale della legislazione coloniale britannica che punisce le dichiarazioni anti-governative. Vicepresidente del partito democratico radicale People Power, Tam Tak-chi è un ex conduttore radiofonico soprannominato Fast beat. Tam Tak-chi quest’estate avrebbe pronunciato discorsi di “odio e riprovazione” verso il governo e che “seminavano malcontento e disaffezione nella popolazione”. A intervenire è stata l’unità per la sicurezza nazionale perché lo considerava responsabile anche di “incitamento alla secessione”, reato previsto dall’articolo 21 della legge sulla sicurezza nazionale

Repubblica.it

6 settembre 2020