Parlamentari europei contro l’accordo con Pechino

milizie in Xinjiang
21 dicembre 2020. Esponenti del Parlamento Europeo minacciano di bloccare l’iter di approvazione dell’accordo sugli investimenti con la Cina.

Esponenti del Parlamento Europeo minacciano di bloccare l’iter di approvazione dell’accordo sugli investimenti con la Cina se la trattativa non conterrà l’impegno cinese a sottoscrivere le convenzioni dell’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo), in particolare quella che si oppone al lavoro forzato.

Tutti gli accordi commerciali siglati dall’Unione contengono clausole di questo tipo, non ultimo quello con il Vietnam, entrato in vigore in estate. Il 17 dicembre 2020 il ramo legislativo della Ue ha approvato una risoluzione che condanna le politiche cinesi nello Xinjiang dove, secondo diverse fonti, la popolazione musulmana di origine uigura e kazaka è sottoposta a forti discriminazioni, tra cui l’obbligo di lavorare in campi di cotone gestiti da organizzazioni governative.

Oltre alle norme contro il lavoro forzato, gli standard dell’Organizzazione mondiale del lavoro includono il diritto a creare organizzazioni sindacali e il divieto allo sfruttamento dei minori. I parlamentari europei ne chiedono il pieno rispetto e invitano la Commissione europea a sanzionare i vertici del Partito comunista cinese (Pcc) nello Xinjiang grazie al nuovo meccanismo per la protezione dei diritti umani.

Chen Quanguo, capo del Pcc nello Xinjiang, è accusato da diversi leader europei di aver organizzato un sistema di campi d’internamento per tenere sotto controllo la popolazione uigura e kazaka. Secondo i dati degli esperti, confermati dalle Nazioni Unite, oltre un milione di uiguri e altre minoranze turcofone di fede islamica sono detenuti in modo arbitrario nello Xinjiang, che la locale popolazione chiama “Turkestan orientale”. Chen aveva sperimentato già in Tibet – dove è stato segretario del Partito dal 2011 al 2016 – un sistema di controllo sociale di profondo impatto sulla popolazione.

Unione europea e Cina stanno negoziando dal 2013 un grande accordo sugli investimenti e si sono impegnate concluderlo entro la fine di quest’anno. Gli europei vogliono parità di trattamento per le proprie imprese la cui presenza operativa nel mercato cinese è soggetta a forti restrizioni. Resoconti stampa parlano di aperture di Pechino in settori strategici come telecomunicazioni, servizi finanziari e macchine elettriche. Tali aperture avrebbero dato un’accelerata al negoziato.

Leader e osservatori europei chiedono ai vertici Ue un ripensamento. A detta loro, la firma del patto secondo i termini che stanno emergendo potrebbe danneggiare le future relazioni con Joe Biden. Il presidente eletto Usa vuole un maggiore coordinamento con l’Europa sulla stratega da adottare nei confronti di Pechino non solo sul piano commerciale, ma anche in ambito di diritti umani e sicurezza internazionale.

Fonte: Asianews