7 gennaio 2021. Il 3 gennaio 2021 migliaia di profughi tibetani in tutto il mondo si sono recati alle urne per eleggere il nuovo leader politico del governo di Dharamsala.
I risultati di questa votazione preliminare destinata a selezionare i due candidati usciti dalle urne con il maggior numero di voti saranno resi noti il giorno 8 febbraio. Il giorno 11 aprile una nuova tornata elettorale designerà il candidato che assumerà l’incarico di Sikyong – Presidente dell’Amministrazione Centrale Tibetana – per i prossimi cinque anni. Al momento i candidati più votati sono Pempa Tsering, Kelsang Dorjee Aukatsang e Gyari Dolma, la prima donna tibetana in corsa per la nomina a premier.
In un articolo pubblicato lunedì 4 gennaio sul quotidiano governativo Global Times il governo cinese ha tentato di sminuire l’importanza della giornata elettorale. “Il cosiddetto governo tibetano in esilio intende eleggere un nuovo ‘capo politico ’ che dovrebbe affrontare difficili problemi quali la questione della successione all’attuale XIV Dalai Lama, il problema della pandemia e il tentativo da parte degli Stati Uniti di usare il Tibet come arma strategica contro la Cina”. I tibetani sono molto divisi al loro interno e hanno opinioni differenti nei confronti del “governo in esilio”. Alla morte del Dalai Lama, in carica da quasi ottant’anni, la confusione sarà enorme”.
Ricordiamo che in seguito alla devoluzione dei poteri politici del Dalai Lama a rappresentanti politici democraticamente eletti e alle modifiche apportate alla Carta dei tibetani per rendere effettivo tale passaggio (ratificate dal Dalai Lama il 29 maggio 2011), i poteri finora ad allora detenuti dal Dalai Lama come capo dell’esecutivo, e sanciti nell’articolo 19 della Costituzione, sono stati delegati al Primo Ministro. Di conseguenza, il Sikyong può approvare e promulgare le leggi e i regolamenti espressi dal Parlamento Tibetano in Esilio.
Fonti: Phayul – Redazione