Il sorriso e la saggezza
Dalai Lama, biografia autorizzata
Di Piero Verni
Nalanda Edizioni – 2021
516 pagine
Euro 20
Non soltanto la biografia di un’icona del nostro tempo ma un dettagliato ed esaustivo affresco della cultura e della storia di una martoriata civiltà. In questa ultima edizione della biografia autorizzata del Dalai Lama, Piero Verni offre al lettore uno spaccato degli eventi che dagli anni ’40 del secolo scorso hanno profondamente segnato la vita del popolo tibetano. Grazie allo stile estremamente scorrevole pur nella dovizia di particolari, il volume ci porta sul Tetto del Mondo: respiriamo l’aria rarefatta di Lhasa o quella delle remote aree montane dell’est del paese, ascoltiamo il salmodiare delle preghiere dei monaci all’interno dei monasteri, ci aggiriamo per le strade e i vicoli di città o sperduti villaggi una volta brulicanti di persone non ricche e non sempre felici ma fiere del proprio stile di vita. Una lanterna magica proietta su un grande schermo immaginario la sequenza dei tragici avvenimenti che cambieranno il volto del Tibet seminando devastazione, sofferenze e morte. Ed è lo stesso Dalai Lama a farsi interprete delle drammatiche vicende che lo hanno visto protagonista assieme al suo popolo. In prima persona ci parla del suo incontro con Mao quando, appena sedicenne ma ormai Capo dello Stato si recò in Cina, consapevole della debolezza in cui il suo Paese versava ma determinato a salvare il salvabile di fronte all’ostinato rifiuto della sua gente a venire a patti con un’occupante sempre più minaccioso. “Pensavo” – racconta l’Oceano di Saggezza – “che se avessi avuto l’opportunità di incontrare personalmente Mao e gli altri leader comunisti, li avrei potuti convincere che i loro militari in Tibet stavano compiendo molti errori…era tutto il popolo tibetano che non accettava l’invasione cinese”. Purtroppo, ogni tentativo di mediazione sarà vano. “Sentivo che l’irreparabile stava per accadere”. E così avvenne. Tenzin Gyatso ricorda l’insurrezione di Lhasa, la fuga dal Norbulingka nel cuore della notte, il suo ultimo sguardo verso la città e il Potala, l’esilio in India. Ed è qui che a partire dai primi anni ’60 ha inizio, sotto la sua guida, l’imponente opera di preservazione delle tradizioni culturali e religiose che faranno di Dharamsala la “piccola Lhasa”, un frammento di Tibet tra le montagne dello stato indiano dell’Himachal Pradesh. Ma allo stesso tempo, con grande realismo e determinazione, il Dalai Lama si adopera perché la sua terra non venga dimenticata e cada nell’oblio di una distratta comunità internazionale. I suoi sforzi culmineranno, alla fine degli anni ’80, nella Proposta di Strasburgo, di fatto una rinuncia all’indipendenza del Paese in cambio di un’autentica autonomia. “Non disperavo” – afferma il Prezioso Protettore –, “speravo che una parte del governo cinese si rendesse conto della necessità di un dialogo, di una discussione diretta e sincera che potesse risolvere il dramma tibetano”. “Vede” – dice il Dalai Lama -, “Continuo a credere che il vero problema del Tibet non sia quello di un’indipendenza totale o parziale ma della sopravvivenza”. Nelle parole di Tenzin Gyatso traspaiono il suo senso di responsabilità, a tratti anche il peso, la solitudine e la difficoltà, di fronte al mutare degli eventi e dello scenario politico, di prendere di volta in volta le decisioni migliori per salvare la sua terra e la sua gente dalla furia degli occupanti. Vi si leggono i dubbi, le speranze, le amarezze. Ma onnipervasiva è la sua fede, nell’uguaglianza, nell’importanza della pace, nei valori etici e umani, nella fondamentale intelligenza e bontà dell’essere umano, nella responsabilità universale. “Facciamo tutti parte della medesima famiglia e il nostro destino non può essere che comune. Credo in un mondo basato sul rispetto, sulla tolleranza, sul dialogo e l’altruismo, credo che su queste basi sapremo costruire un mondo migliore”.
Vicky Sevegnani