Pechino pianifica la traduzione in lingua cinese dei testi scolastici buddhisti

7 ottobre 2021. 

I monasteri e i centri di studio tibetani devono iniziare a tradurre in cinese, “lingua a tutti comune”, i libri di testo in uso nelle classi.

E’ quanto emerso durante i tre giorni della conferenza iniziata lo scorso 27 settembre a Xining, capitale del Qinghai, presso l’università buddista di Tso-Ngon. Radio Free Asia ha appreso da una fonte tibetana che all’evento hanno partecipato oltre cinquecento tra religiosi e studenti di università buddiste cinesi e tibetane oltre a rappresentanti di altre organizzazioni operanti in campo didattico. Con l’intento di implementare la volontà del presidente Xi Jinping di sinizzare la religione e la lingua tibetana, le autorità governative hanno inoltre affermato che i monaci e le monache devono imparare la lingua cinese e usarla parlando tra loro. Non è chiaro se il piano includa anche la graduale versione in cinese delle migliaia di testi classici buddisti tibetani molti dei quali tradotti dal sanscrito centinaia d’anni fa.

Da Dharamsala, Geshe Lhakdor, direttore della Library of Tibetan Works and Archives ha affermato che in realtà pochi studenti e ricercatori tibetani, per lo più obbligati ad essere presenti, hanno preso parte alla conferenza. “Questo piano mira soltanto alla sinizzazione del Buddismo tibetano”, ha detto Geshe Lhakdor aggiungendo che la lingua cinese non è in grado di trasmettere l’intera gamma dei profondi significati della dottrina buddista. “Ora la domanda è: chi tradurrà i testi e chi sarà in grado di compiere questo lavoro”? Phentok, un ricercatore presso il Tibetan Policy Institute di Dharamsala, ha a sua volta dichiarato che lo scopo del convegno altro non era se non quello di colpire ulteriormente la religione e la cultura tibetana e di costringere studiosi e insegnanti buddisti ad obbedire al governo cinese. “I tibetani devono mostrare lealtà al governo comunista e considerarsi cinesi”.

Fonti: Radio Free Asia – Tibetan Review