La Cina ha reso noto che un eventuale dialogo con il Dalai Lama avrebbe come oggetto solo l’argomento della sua successione e non “la cosiddetta questione del Tibet”.
Wang Wenbin, portavoce del Dipartimento Informazioni del Ministero degli Esteri cinese, ha dichiarato che la Cina è “sempre aperta” al dialogo con il leader spirituale tibetano ma i colloqui sarebbero limitati all’argomento della sua successione e non “alla cosiddetta questione del Tibet”. Questa la risposta di Pechino a quanto affermato dal Dalai Lama il 10 novembre nel corso di una conversazione via web con i corrispondenti della stampa estera giapponese (nella foto).
Alla domanda se fosse suo intento incontrare il presidente Xi Jinping, il Dalai Lama ha fatto sapere di “non avere alcun piano specifico” ma – ha proseguito – “avendo da parecchi anni espresso il desiderio di recarmi in pellegrinaggio alla sacra montagna di Wu Tai-shan, nell’eventualità che questo avvenga potrei fare tappa a Pechino e vedere i leader cinesi”. “Per questi contatti la porta è sempre aperta” – ha replicato Wang Wenbin – “ma la discussione potrebbe vertere solo sul futuro del Dalai Lama e non sulla cosiddetta questione tibetana”. L’organo di informazione di stato Global Times ha da parte sua puntualizzato che il governo tibetano in esilio è “un cricca politica secessionista e un’organizzazione illegale che viola totalmente la Costituzione e le leggi cinesi”.
Ricordando il suo incontro con il presidente Mao, il Dalai Lama ha affermato che in quell’occasione nutrì sia un senso di speranza sia di totale delusione nell’ideologia comunista. “In Cina, negli anni 1954-1955, incontrai il presidente Mao e gli altri leader cinesi e fui colpito dalla loro fede nei valori del marxismo. Tuttavia, in un secondo momento, Mao affermò che la religione era un veleno e compresi quanto fosse ad essa contrario”. Commentando l’attuale situazione esistente in Tibet e nello Xinjiang, il leader tibetano ha affermato che entrambi i paesi hanno una loro peculiare cultura che la miope dirigenza cinese si ostina a non comprendere e a voler controllare. A chi gli chiedeva se avrebbe preferito vivere in Tibet, il Dalai Lama ha così risposto: “Vivo a Dharamsala ormai da parecchi decenni e qui mi sento bene e libero. Alcuni anni fa dissi all’ex presidente indiano Manmohan Singh che avrei voluto restare qui per il resto della mia vita”.
Fonte: Phayul