Un gruppo di 120 organizzazioni ha chiesto all’azienda americana Thermo Fisher di porre fine alla vendita alla Cina di kit per prelevare i campioni di DNA dei tibetani.
All’interno di questa campagna il Partito Nazionale Democratico del Tibet (NDPT) ha organizzato a Dharamsala, nelle scorse settimane, una raccolta di firme alla quale hanno aderito 596 sottoscrittori tra tibetani, indiani e altri sostenitori dei diritti umani e della giustizia. “La Thermo Fisher consente alla Cina di raccogliere campioni di DNA dei tibetani, anche di bambini di soli cinque anni, senza il loro consenso così violando la libertà dei tibetani all’interno del Tibet e favorendo il regime di sorveglianza”, ha dichiarato Tashi Dondup, presidente di NDPT.
In una lettera inviata a Marc Casper, amministratore delegato della Thermo Fisher Scientific, 120 organizzazioni tibetane operanti a livello internazionale hanno chiesto all’azienda di annunciare pubblicamente la fine della fornitura alla Cina dei kit per il prelievo di campioni di DNA, prelievo già effettuato su 1.200.000 tibetani. “Il Tibet occupato è uno dei posti al mondo in cui repressione e sorveglianza sono posti in essere ai massimi livelli” – recita il testo. “La politica del prelievo in massa di campioni di DNA discrimina i tibetani e dà al governo cinese il potere di incrementare gli abusi già ampiamente violati nel campo dei diritti umani”. “Questa politica non ha giustificazioni e fino a quando Thermo Fisher continuerà a fornire i kit alla Cina sarà responsabile del controllo e della persecuzione esercitata su milioni di Tibetani. Vi chiediamo di avere il coraggio di correggere il vostro errore e porre fine agli accordi presi con Pechino”. Generica la risposta dell’azienda che non ha fornito dettagli sull’entità delle sue forniture alla Cina, non ha confermato che i suoi prodotti non saranno usati in Tibet e non ha voluto fissare un incontro con i leader tibetani.
Lo scorso mese di novembre Citizen Lab -un’organizzazione con sede a Toronto -, Human Rights Watch e European Times avevano denunciato i trattamenti disumani esercitati da Pechino sulle minoranze etniche, in particolare sugli uiguri e sui tibetani. I rapporti pubblicati rivelarono inoltre che, tra il giugno 2016 e il luglio 2022, nella cosiddetta Regione Autonoma Tibetana la polizia cinese aveva raccolto campioni di DNA in un numero compreso tra le 919,282 e le 1.206,962 unità, pari rispettivamente al 25,1% e al 32% del totale della popolazione tibetana che attualmente ammonta a 3.6 milioni di persone. European Times aveva riferito che prelievi di massa erano effettuati non solo sulla popolazione maschile ma anche sulle donne e i bambini in nome di una presunta “stabilità sociale”.
Fonte: thetibetpost.com