Limite al numero dei partecipanti, spazi prestabiliti, cartellini identificativi e controllo degli striscioni. Manifestazioni pubbliche bloccate dal varo della legge sulla sicurezza.
Massimo 100 persone; cartellini identificativi; volto scoperto; un cordone per delimitare il percorso; controllo di striscioni e cartelloni. Sono le condizioni imposte dalla polizia cittadina per permettere ieri lo svolgimento della prima protesta pubblica in oltre due anni, dall’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino per silenziare l’opposizione democratica.
Come notato da diversi media, le restrizioni hanno disincentivato la partecipazione: secondo gli organizzatori i manifestanti erano circa 80. Hanno marciato nel distretto orientale di Tseung Kwan O per protestare contro un progetto governativo di bonifica territoriale, che prevede la costruzione di una struttura per il trattamento dei rifiuti.
Secondo diversi osservatori, il provvedimento sulla sicurezza ha maglie così larghe da poter prendere di mira ogni genere di comportamento. A dicembre 2022 gli arrestati in base alla draconiana legge sono 227; 135 quelli con almeno una incriminazione.
La mini-Costituzione cittadina (Basic Law) assicura in realtà la libertà di espressione. Per bloccare manifestazioni di dissenso, le autorità hanno fatto spesso ricorso anche alle limitazioni di ordine sanitario per il Covid-19. Dopo che il governo centrale ha deciso a dicembre di abbandonare la politica zero-Covid voluta da Xi Jinping, anche Hong Kong ha fatto cadere le ultime restrizioni anti-pandemia.
Con le riaperture, ora è da vedere se l’esecutivo dell’ex colonia britannica darà il consenso allo svolgimento delle abituali dimostrazioni organizzate dal campo democratico. Nel 2022, per il terzo anno consecutivo, le autorità cittadine hanno vietato l’annuale veglia al Victoria Park per le vittime del massacro di Tiananmen. Il 4 giugno del 1989 la leadership cinese aveva ordinato il massacro a Pechino di migliaia di studenti e cittadini che chiedevano libertà e democrazia nel Paese.
La tradizionale marcia del Primo luglio non si è invece più tenuta dal 2020. La prima, nel 2003, aveva radunato 500mila persone: era contro una legge anti-sovversione proposta dal governo cittadino di Tung Chee-hwa.
I segnali non sono incoraggianti per il fronte pro-democrazia, già decimato da arresti e condanne. A inizio mese un gruppo a difesa dei diritti delle donne ha annullato una iniziativa pubblica dopo che la polizia aveva convocato più volte gli organizzatori.
Asia News – 27 marzo 2023