AZIONE URGENTE
Il 2 dicembre 2004 scadranno i due anni di sospensione della pena di morte decretati nei confronti di Tenzin Delek Rinpoche. Il religioso potrebbe essere ucciso in qualsiasi momento a partire da questa data o dal 26 gennaio 2005, giorno dello scadere del secondo anniversario dal processo d’appello.
Notizie recenti sembrano confermare la volontà delle autorità cinesi di portare a compimento la sentenza, nonostante le richieste rivolte da ogni parte del mondo ai dirigenti di Pechino affinché Tenzin Delek abbia salva la vita.
Dopo la campagna di raccolta firme indetta la scorsa primavera, l’Associazione Italia-Tibet chiede a tutti gli amici dei tibetani e della loro causa un nuovo, immediato intervento.
Lanciamo una campagna di mobilitazione, attraverso l’invio di fax all’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, al Ministro della Giustizia cinese e al Governatore della Provincia del Sichuan, affinché Tenzin Delek Rinpoche sia scagionato e liberato.
15.000 firme raccolte per l’Appello Urgente in favore di Tenzin Delek (gennaio 2004)
Nel gennaio 2004 una mobilitazione mondiale in favore di Tenzin Delek Rinpoche si è proposta di raccogliere firme di adesione all’appello al premier e al ministro di giustizia cinese, al governatore della provincia del Sichuan. In Italia l’appello è stato rivolto anche al nostro Governo e alle istituzioni europee affinché la sentenza non sia eseguita ed a Tenzin Delek sia concesso un nuovo processo, con tutte le garanzie di legge.
L’Associazione Italia Tibet si è fatta promotrice della raccolta in Italia. Oltre ai moduli inviati a Soci e Simpatizzanti, che hanno collaborato attivamente, il modulo on line è stato scaricato 1744 volte! La segreteria di Italia Tibet ha provveduto all’invio di otto dossier, del peso di 3 chilogrammi ognuno, con tutte le 15.000 firme (per la precisione 14.986, ma altre stanno ancora giungendo).
I dossier sono stati inviati a:
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Hu Jintao, presidente Repubblica Popolare Cinese
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Ministro della giustizia, RPC
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Governatore regione Sichuan
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Ambasciatore RPC in Italia
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Kofi Annan, Segretario generale ONU
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Romano Prodi, Presidente Commissione Europea
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Franco Frattini, Ministro degli esteri – Repubblica Italiana
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Sen. Enrico Pianetta, presidente Commissione Diritti Umani del Senato
Un grazie a quanti hanno firmato ed a quanti si sono attivati in questa campagna!
Malgrado le rassicurazioni di interessamento ricevute, ricordiamo quella del Presidente della Commissione Europea Romano Prodi e le dichiarazioni rilasciate dall’assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan all’inizio del maggio 2004, la vicenda non si è ancora conclusa e Tenzin Delek è ancora in carcere. L’esecuzione della condanna a morte sembra essere stata rinviata al gennaio 2005, data che segna lo scadere dei due anni dalla sentenza del processo d’appello.
Consideriamo quindi la campagna a favore del monaco tibetano non ancora chiusa e vigiliamo attentamente sull’evolversi della situazione, pronti a chiedere nuovamente il vostro aiuto e la vostra mobilitazione.
Dopo un processo farsa e un procedimento d’appello altrettanto privo di ogni garanzia legale, il 26 gennaio 2003 sono state confermate le condanne a morte del monaco tibetano Tenzin Delek Rinpoche e del suo assistente Lobsang Dhondup. La sentenza è stata emessa dalla Intermediate People’s Court in Karze (Cinese: Ganzi), nella provincia del Sichuan. Ganzi appartiene all’area storicamente indicata come Kham, regione orientale del Tibet, che nello smembramento seguito all’occupazione del Paese delle nevi è stato incluso nella provincia cinese del Sichuan. Il 2 dicembre la Corte ha condannato Dhondup alla pena capitale con esecuzione immediata e Tenzin Deleg Rinpoche alla pena capitale con una sospensione di due anni della esecuzione. Notizia della sentenza è apparsa in un articolo del “Quotidiano del popolo del Sichuan” pubblicato il 3 Dicembre 2002.
Lobsang Dondrub è stato condannato a morte perché riconosciuto colpevole di attentati, incitazione al separatismo e possesso illegale di armi e munizioni. L’esecuzione di Lohsang Dondrub è avvenuta il 26 gennaio 2003. Tenzin Deleg Rinpoche, di Lithang (Cinese: Litang) una contea della prefettura di Kardze, provincia del Sichuan, accusato di attentati e di attività separatiste alla pena capitale con una sospensione di due anni della esecuzione. La notizia è comparsa anche sul sito cinese Zhong Xin Sichuan Wang il 5 Dicembre. Le due sentenze, che rimettono in discussione il riavvicinamento fra Cina e governo tibetano in esilio, sono le prime condanne a morte emesse, dopo molti anni, contro Tibetani accusati di crimini legati ad attività politica.
I due Tibetani sono accusati dell’esplosione causata da una bomba deposta in Tianfu, una delle piazze principali di Chengdu il 3 aprile 2002. Secondo gli investigatori, Lobsang Dondrub (nell’atto d’accusa chiamato come Luorang Dengzhu) fu visto fuggire dalla piazza dopo aver causato l’esplosione. La polizia inoltre avrebbe accertato dhe i due Tibetani sarebbero stati coinvolti anche in altri attacchi avvenuti a Dartsedo (cinese: Kangding) e nella contea di Lithang, e che volantini incitanti alla “separazione fra il Tibet e la madrepatria (la Cina ndr) furono ogni volta trovati sui luoghi delle esplosioni.
Gli attentati causarono una vittima, ma il rapporto della polizia non indicherebbe prove evidenti che legherebbero i due Tibetani agli attentati.
I condannati hanno diritto ad una domanda di appello entro dieci giorni dalla sentenza, ma raramente questa procedura ottiene risultati.Tenzin Deleg Rinpoche è un importante lama della Contea di Litang in Kardze. Venne arrestato in aprile assieme a tre suoi studenti. Informatori del TCHRD riferiscono che il lama avrebbe respinto le accuse. Nel corso del procedimento avrebbe gridato “Lunga vita al Dalai Lama” prima di essere bloccato dalle guardie e trasportato in un’altra sala.
Un comunicato del primo ministro Samdhong Rinpoche
Il Primo Ministro del Governo Tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, attualmente in visita negli USA ha espresso incredulità e rammarico per le due sentenze capitali, emesse in un momento in cui Pechino e Dharamsala hanno avuto contatti informali.
Samdhong Rinpoche ha definito Tenzin Delek Rinpoche “un fautore, da molti anni, della rinascita spirituale del suo paese”, affermando che questo nuovo soppruso non farà che accrescere il risentimento dei tibetani.
In realtà Tenzin Delek Rinpoche, oggi 52enne, sconta la sua immensa popolarità e l’incrollabile fedeltà al Dalai Lama apertamente professata in molte occasioni. Da anni nel mirino della polizia cinese per essersi rifiutato di riconoscere il “falso” Panchen Lama voluto da Pechino e per essersi prodigato a favore della popolazione locale, Tenzin era già stato minacciato d’arresto nel 1997. La sua instancabile attività non era comunque mai cessata.
Un articolo dello storico Wang Lixiong
Alcuni giornalisti cinesi hanno affrontato e discusso il caso di Tenzin Deleg Rinpoche in diversi siti WEB. Wang Lixiong (nota 3), storico ed autore del best-seller sul Tibet “Sky Burial”, aveva già espresso il proprio interesse al caso in questione subito dopo l’arresto del Rinpoche. In un articolo pubblicato online il 14 aprile 2002 e ripreso da vari sitiweb cinesi, incluso il sito Duo Yei (pubblicato a New York e molto seguito in Cina) e da pubblicazioni cinesi.
Nell’articolo, Wang richiamò l’attenzione dei lettori sul fatto che il Rinpoche fosse stato trovato colpevole prima ancora che il processo avesse avuto luogo. “Al momento, sebbene i tribunali non si siano ancora pronunciati, – scrisse Wang Lixiong – la prefettura di Ganzi ha già lanciato una campagna affinché fosse noto a tutti, come ha ricordato un capo villaggio della contea ai suoi compaesani, come richiesto dalle autorità superiore, che: «Chiunque pronuncerà una parola in favore di A’an Zhaxi sarà trattato anch’egli come un criminale». Se questa è la situazione, anche se A’an Zhaxi fosse realmente colpevole, decine di migliaia di locali non lo crederanno mai, e lo considereranno una esempio storico dell’oppressione del popolo Han nei riguardi della popolazione del Tibet” (nota 4)
Le sentenze emesse nei confronti di Tenzin Deleg e Lobsang Dondrub rivestono un significato particolare poiché negli ultimi anni condanne a morte sono state pronunciate per motivi politici solo nella Regione Autonoma del Xinjiang Uighur. Dopo l’11 settembre 2001, il governo cinese ha cercato un appoggio internazionale al teorema che “separatismo etnico” equivale a “terrorismo”, teorema applicato fino ad ora ai Musulmani Uiguri del Xinjiang.
CRONISTORIA
3 APRILE 2002: Un’esplosione a Chengdu. Tenzin Delek viene fermato.
7 APRILE 2002: Tenzin Delek viene arrestato assieme ad altri tibetani.
2 DICEMBRE 2002: Tenzin Delek è condannato a morte assieme a Lobsang Dhondup. L’esecuzione della sentenza di Tenzin Delek è sospesa per due anni.
29 DICEMBRE 2002: A Tenzin Delek è negata l’assistenza di avvocati.
10 GENNAIO 2003: Inizia il processo d’appello.
26 GENNAIO 2003: Le condanne a morte sono confermate. Lobsang Dhondup è immediatamente ucciso.
4 FEBBRAIO 2003: Tenzin Delek è trasferito in un posto segreto.
7 APRILE 2003: Quattro tibetani arrestati assieme a Tenzin Delek sono rilasciati.
22 LUGLIO 2003: Rilasciato Tserang Dhondup, un altro dei tibetani arrestati
2 DICEMBRE 2003: 1° anniversario del processo a Tenzin Delek e Lobsang Dhondup
26 GENNAIO 2004: 1° anniversario dell’esecuzione di Lobsang Dhondup
2 DICEMBRE 2004: scadenza del termine di due anni dal processo di primo grado
26 DICEMBRE 2005: scadenza del termine di due anni dal processo d’appello