Pechino, 3 giugno 2010 (AsiaNews). Come ogni anno, l’anniversario del massacro di piazza Tiananmen viene celebrato a Pechino con arresti e “sparizioni temporanee”. Il governo cinese, infatti, continua a rifiutarsi di riconoscere apertamente di aver usato forza bruta contro manifestanti inermi e costringe al silenzio i cittadini cinesi che intendono commemorare l’accaduto e le vittime. Nel frattempo, almeno quattro degli attivisti che parteciparono ai moti di piazza del 1989 sono ancora in galera.
Lo scorso anno, il governo aveva condannato alla “rieducazione tramite il lavoro” tre attivisti che avevano cercato di celebrare il ventesimo anniversario. Quest’anno, in occasione del ventunesimo, la repressione si è spostata persino a Hong Kong: la polizia ha sequestrato due copie della “Dea della Democrazia” – la statua che venne innalzata dagli studenti in piazza Tienanmen – che i manifestanti del Territorio avevano preparato per la veglia notturna (nella foto). Si tratta di un atto di interferenza senza precedenti per l’ex colonia britannica, che ha sempre ricordato in piazza il massacro. Le copie sono state poi riconsegnate agli organizzatori, ma allo scultore che le ha fatte, Chen Weiming, è stato proibito l’ingresso nel territorio.
In ogni caso, ricorda il Chinese Human Rights Defender (Chrd), la situazione peggiore è nella Cina continentale. Da diversi giorni, la polizia sta seguendo a vista diversi attivisti: questi sono stati avvertiti di non cercare di organizzare eventi o commemorazioni per il 4 giugno. Dalla mattina di oggi, l’avvocato per i diritti umani Teng Biao si trova, di fatto, agli arresti domiciliari. Sempre oggi, tre poliziotti hanno minacciato di “gravi conseguenze” lo scrittore Wang Debang.
Yang Hai, da Xian, ha invece avvertito i suoi compagni che la polizia “lo sta cercando per portarlo a fare un viaggio”; dall’avvertimento, non si è più riusciti a contattarlo. Sempre a Xian, la polizia ha portato “a prendere un te” Zhang Jiankang: sparito anche lui. Dal 2 giugno è agli arresti domiciliari anche il dissidente Liu Xianbin, di Suining nel Sichuan. Stessa sorte per Mu Jiayu, di Chongqing, che viene seguito da 4 macchine della polizia dal primo giugno.
Secondo i dati del Chrd, dopo le proteste del 1989 vennero arrestate almeno 906 persone. Di queste, rimangono sicuramente in prigione a Pechino Zhu Gengsheng, Yang Pu, Li Yujun e Miao Deshun. Nel 2009, le autorità hanno annunciato di aver rilasciato, dopo 20 anni, Song Kai, Chang Jiangqiang e Shi Xuezhi, ma nessuno è ancora riuscito a contattarli.
Fonte: AsiaNews