VICE MINISTRO CINESE: SEMPRE APERTA LA PORTA AL DIALOGO

10 giugno 2010. Nonostante i fatti smentiscano le parole, i burocrati cinesi continuano a proclamare la completa apertura della Cina al dialogo con il Dalai Lama sulla questione del Tibet. Tale disponibilità è stata ribadita a Oslo il 7 giugno 2010 dal Vice Ministro per gli Affari Esteri, signora Fu Ying, in occasione di un discorso tenuto presso l’Istituto Norvegese per gli Affari Internazionali.

“La porta per il dialogo è sempre aperta e lo è da anni” – ha dichiarato Fu Ying – “vi sono delle difficoltà ma da parte cinese la volontà di proseguire i colloqui è sincera”.

“Il Tibet è una regione lontana ed è importante che trovi una sua specifica via all’attuazione del progresso economico che le consenta, allo stesso tempo, di conservare la sua cultura e le sue tradizioni”, ha proseguito il Vice Ministro specificando che si tratta di un processo difficile.

“La cultura tibetana è unica e di grande valore”, ha affermato. “Recentemente, si è tenuta una Conferenza Nazionale sul Progresso in Tibet e sono stati decisi molti investimenti e aiuti. Per preservare l’ambiente, il 37% del territorio tibetano è già stato dichiarato Riserva Naturale protetta. Amo il Tibet e questa estate intendo trascorrervi le mie vacanze”.

Secondo Penpa Tsering, Presidente del Parlamento Tibetano in Esilio, presente all’evento assieme alla signora Chungdak Koren, direttrice del Comitato Norvegia-Tibet, “la signora Fu sembrava sincera e se le sue parole fossero vere potrebbero far pensare a un positivo cambiamento da parte delle autorità cinesi”. Parlando all’emittente radio Voice of Tibet, Penpa Tsering ha rilevato che, nel suo intervento, il Vice Ministro cinese non ha denunciato il Dalai Lama né lo ha mai definito “separatista”.

La politica cinese in Tibet parla però un altro linguaggio. Pechino continua a perseguitare i tibetani che chiedono il ritorno del Dalai Lama e a esercitare una dura repressione nei confronti di monaci, monache e laici. Ogni pacifica manifestazione di dissenso è punita con il carcere e la tortura e il paese è, di fatto, uno stato di polizia in cui ogni cittadino è sorvegliato e controllato e dove il Dalai Lama è denigrato dagli organi di stampa e dalle agenzie propagandistiche.

Fonti: Phayul/Redazione